ARTICOLI
per i procedimenti civili introdotti dopo il 1 settembre 2023 operativi nuovi criteri di redazione degli atti giudiziari
coronavirus COVID-19 ed iniezione di fiducia nel commercio al dettaglio: il contratto estimatorio
coronavirus COVID-19 ed accordi di riduzione del canone di locazione
il nuovo istituto della mediazione civile
la tutela del possesso e le azioni nunciatorie
l'azione di risarcimento danni derivante dalla circolazione di autoveicoli
il procedimento per convalida di sfratto
NEWS
La retribuzione durante le ferie deve includere anche il ticket di mensa
La cedolare secca si applica anche quando il conduttore esercita attività professionale
Il decreto ingiuntivo deve essere sempre contestato in modo specifico
Solo l'attestato di cancelleria prova il passaggio in giudicato della sentenza
Anche l'inquilino è legittimato a richiedere la cessazione dei rumori molesti
Il condomino è tenuto a pagare direttamente al fornitore la propria quota millesimale di debito
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con
l'ordinanza n. 34220, del 06/12/2023, ha statuito che la quota di
debito condominiale gravante sul singolo condomino contro il quale il
creditore abbia agito in via esecutiva in base all'art. 63 disp. att.
c.c, in caso di contestazioni espresse in sede di opposizione
all'esecuzione - e fermo restando che spetta al condomino intimato
l'onere di allegare e provare che detta quota sia diversa da
quella indicata dal creditore - va determinata: a) in base alla
delibera condominiale di riparto della spesa; b) se una delibera manchi
o sia venuta meno, all'esito di una valutazione sommaria del giudice
dell'opposizione all'esecuzione, ai soli fini dell'azione esecutiva in
corso, tenendo conto delle indicazioni dell'amministratore, degli
elementi certi disponibili ed eventualmente, in mancanza, facendo
ricorso alla tabella millesimale generale; in tali caso restano,
tuttavia, salve le eventuali successive appropriate azioni di rivalsa
interna tra i condomini.
L'eredità può essere accettata anche dopo dieci anni
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con
la
sentenza
n. 12646, del 25/06/2020, ha statuito che un chiamato all'eredità
può acquistare la qualità di erede per accettazione espressa o tacita
dell'eredità anche dopo il decorso del termine di prescrizione
decennale del diritto di accettare l'eredità di cui al comma 1
dell'art. 480 c.c., quando nessuno degli interessati sollevi
tempestivamente l'eccezione di prescrizione.
La mediazione obbligatoria non è condizione di procedibilità della domanda riconvenzionale
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con la
sentenza
n. 3452, del 07/02/2024, ha statuito che la condizione di
procedibilità prevista dall'art. 5 del D.Lgs n. 28 del 2010 sussiste
per il solo atto introduttivo del giudizio e non per le domande
riconvenzionali, fermo restando che al mediatore compete di valutare
tutte le istanze e gli interessi delle parti ed al Giudice di esperire
il tentativo di conciliazione, per l'intero corso del processo e
laddove possibile.
L'amministratore condominiale che non ha agito nei confronti del condomino moroso, successivamente divenuto non più escutibile, è tenuto a risarcire i danni al condominio
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con l'ordinanza n.
36277, del 28/12/2023, ha statuito che l'ammistratore condominiale che
non abbia agito nei confronti del condomino moroso, successivamente
divenuto non più escutibile (nel caso di specie società morosa
successivamente cancellata dal registro delle imprese e già dotata
d'immobili posti in vendita), è tenuto a risarcire il condominio della
perdita subita.
Nell'impugnazione della delibera condominiale da parte di un singolo condomino il valore della causa non è rappresentato dall'importo del valore parziale in contestazione ma dall'intero ammontare della spesa e l'effetto caducatorio della delibera opera nei confronti di tutti i condomini
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l'ordinanza n.
36013, del 27/12/2023, ha statuito che la competenza per valore
relativa alla domanda d'impugnazione di una delibera di assemblea
condominiale introdotta da un singolo condomino, allorché sia impugnato
il bilancio consuntivo ed il conseguente riparto, non è rappresentata
dall'importo del valore parziale della spesa in contestazione ma si
estende alla validità dell'intera delibera e dunque all'intero
ammontare della spesa, in quanto l'effetto caducatorio dell'impugnata
delibera condominiale, derivante dalla sentenza con la quale viene
dicharata la nullità o l'annullamento, opera nei confronti di tutti i
condomini.
Le servitù volontarie non si estinguono per il venir meno della necessità
Danni dovuti al promissario acquirente in caso di preliminare di vendita non rispettato
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l'ordinanza n.
32536, del 04/11/2022, ha stauito che il risarcimento del danno
dovuto al promissario acqurente, per effetto della mancata conclusione
del contratto definitivo di compravendita immobiliare imputabile al
promittente alienante, consiste nella differenza tra il valore
commerciale del bene al momento in cui l'inadempimento è diventato
definitivo (coincidente con la proposizione della domanda di
risoluzione o con un momento anteriore, ove accertato in concreto) ed
il prezzo pattuito, oltre alla rivalutazione monetaria eventualmente
verificatasi nelle more del giudizio.
La pensione fino a mille euro non può essere pignorata
Il piano di riparto non è necessario ai fini dell'obbligazione di pagamento delle spese condominiali
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza n.
4672, del 23/02/2017, ha statuito che in tema di riscossione degli
oneri condominiali non costituisce motivo di revoca dell'ingiunzione,
ottenuta sulla base di una delibera di approvazione di una spesa, la
mancata approvazione del relativo stato di riparto, atteso che le spese
deliberate dall'assemblea si ripartiscono tra i condomini secondo le
tabelle millesimali, ai sensi dell'art. 1123 c.c., cosicché ricorrono
le condizioni di liquidità ed esigibilità del credito che consentono al
condominio di richiederne il pagamento con procedura monitoria nei
confronti del singolo condomino.
Nella
responsabilità da cose in custodia la condotta colposa del danneggiato
non comporta l'automatico rigetto della richiesta di risarcimento
L'impugnazione è inammissibile se la notifica pec non perfezionatasi non viene rinnovata presso il domicilio fisico
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con
la sentenza n. 40758, del 20/12/2021, ha statuito che la notifica
non perfezionatasi per fatto imputabile al destinatario impone una
nuona tempestiva notifica presso il domicilio fisico. Pertanto, se
l'avvocato notificatore non rinnova tempestivamente la notifica presso
il domicilio fisico dopo la notifica via Pec non perfezionatasi,
l'impugnazione è inammissibile.
L'autovelox mobile deve essere visibile e presegnalato
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con
l'ordinanza n. 29595, del 22/10/2021, ha statuito che l'art. 142
co. 6 bis del Codice della Strada stabilisce che le postazioni di
controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità (sia
fisse che mobili) devono essere preventivamente segnalate e ben
visibili, ricorrendo all'impiego di cartelli o di dispositivi di
segnalazione luminosi conformemente alle norme stabilite nel
regolamento di esecuzione del codice della strada stesso. Le modalità
d'impiego sono stabilite con decreto del Ministro dei trasporti, di
concerto con il Ministro dell'interno ma, tuttavia, qualora si
manifesti un contrasto tra le previsioni della legge e quelle del
decreto ministeriale (nel caso di specie: esonero dall'obbligo di
presegnalazione per gli strumenti di rilevamento della velocità in
modalità dinamica come lo Scout Speed, ai sensi dell'art. 3 del
D.M. dei Trasporti del 15 agosto 2007), quest'ultimo deve essere
disapplicato dal Giudice ordinario, non potendo una norma secondaria
come il decreto ministeriale derogare ad una norma primaria salvo che
la deroga, per essere legittima, sia prevista e consentita dalla legge
stessa.
L'anno solare dal 1 gennaio al 31 dicembre 2022 non viene conteggiato ai fini del triennio formativo degli avvocati
Il
Consiglio Nazionale Forense, con delibera n. 513, del 17/12/2021,
considerato il perdurare dell'emergenza Covid, in relazione all'obbligo
formativo 2022, ha disposto che: - l'anno solare dal 1
gennaio al 31 dicembre 2022 non viene conteggiato ai fini del
triennio formativo di cui al comma 3 dell'art. 12 del
Regolamento; - nell'anno solare dal 1 gennaio al 31 dicembre 2022
ciascun iscritto adempie l'obbligo formativo di cui all'art. 11 della
L. 247/2012 mediante il conseguimento di minimo quindici crediti
formativi, di cui almeno tre nelle materie obbligatorie di ordinamento
e previdenza forensi e deontologia ed etica professionali e dodici
nelle materie ordinarie; - i crediti formativi acquisiti nell'anno
solare dal 1 gennaio al 31 dicembre 2022 potranno essere
conseguiti anche integralmente in modalità FAD (ossia in modalità
formazione a distanza)
Non va corrisposto l'indennizzo alla lavoratrice infortunatasi durante la pausa caffè
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con l'ordinanza n. 32473, del 08/11/2021, ha statuito che è da escludere l'indennizzabilità dell'infortunio subito dalla lavoratrice durante la pausa al di fuori dell'ufficio giudiziario ove prestava la propria attività e lungo il percorso seguito per andare al bar a prendere un caffè, posto che la lavoratrice, allontanandosi dall'ufficio per raggiungere un vicino pubblico esercizio, si è volontariamente esposta ad un rischio non necessariamente connesso all'attività lavorativa per il soddisfacimento di un bisogno procrastinabile e non impellente, interrompendo così la necessaria connessione causale tra attività lavorativa ed incidente.
La delibera di approvazione dei lavori è titolo sufficiente del credito del condominio
La
Corte Suprema di Cassazione, Sesta Sezione Civile, con l'ordinanza n.
20003, del 24/09/2020, ha statuito che l'approvazione assembleare
dei lavori di manutenzione straordinaria ha valore costitutivo
dell'obbligo di contribuire alle spese. La carenza di una delibera
assembleare di ripartizione delle spese occorrenti per la
riparazione della facciata, ove non sia comunque in discussione
l'approvazione dell'intervento manutentivo, può in astratto incidere
sulle condizioni necessarie all'emissione del decreto ingiuntivo di cui
all'art. 63 co. 1 delle disp. att. del codice civile e quindi sul
regolamento delle spese della fase monitoria, ma non può comportare
l'infondatezza della pretesa del condominio di riscuotere i contributi
dai condomini morosi obbligati ex artt. 1123 e ss c.c..
L'azione diretta verso l'assicuratore spetta anche quando il sinistro è avvenuto in un'area privata
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con la sentenza
n. 21983, del 30/07/2021, ha statuito che l'assicurazione della
responsabilità civile autoveicoli opera, e l'azione diretta verso
l'assicuratore spetta, anche quando il sinistro ed il relativo danno
occorrono da uso dell'auto in zone private. La nozione di circolazione
su aree equiparate alle strade di uso pubblico deve intendersi come
quella effettuata su ogni spazio ove il veicolo possa essere utilizzato
in modo conforme alla sua funzione abituale.
Nell'opposizione a cartella di pagamento non è sufficiente eccepire la mancata notifica del verbale presupposto
La Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l'ordinanza n. 26843, del 23/10/2018, ha statuito che in materia di opposizione a sanzioni amministrative è inammissibile l'opposizione a cartella di pagamento, ove finalizzata a recuperare il momento di garanzia di cui l'interessato sostiene di non essersi potuto avvalere nella fase di formazione del titolo per mancata notifica dell'atto presupposto, qualora l'opponente non deduca, oltre alla mancata notifica, anche vizi propri dell'atto presupposto (principio affermato anche da Cass. Civ Sez. Un n. 22080/17).
L'avviso di ricevimento CAD è la prova indefettibile del perfezionamento della notifica in caso di irreperibilità del destinatario
La Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con la sentenza n. 10012, del 15/04/2021, ha statuito che in tema di notifica di un atto impositivo ovvero processuale tramite il servizio postale secondo le previsioni della L. n. 890 del 1982, qualora l'atto notificando non venga consegnato al destinatario per rifiuto a riceverlo ovvero per temporanea assenza del destinatario stesso ovvero per assenza/inidoneità di altre persone a riceverlo, la prova del perfezionamento della procedura notificatoria può essere data dal notificante esclusivamente mediante la produzione giudiziale dell'avviso di ricevimento della raccomandata che comunica l'avvenuto deposito dell'atto notificando presso l'ufficio postale (cd CAD), non essendo a tal fine sufficiente la prova dell'avvenuta spedizione della raccomandata medesima.
Il danno da violazione del consenso informato deve essere risarcito quando supera la soglia della serietà e della gravità
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con l'ordinanza n.
7385, del 16/03/2021, ha statuito che nel caso in cui il danneggiato
abbia allegato di aver subito un pregiudizio causalmente legato ex art.
1223 c.c. con l'omessa informazione, spetta al giudice accertare se il
danno invocato abbia superato la soglia della serietà e della gravità,
da determinarsi nel bilanciamento tra principio di solidarietà e di
tolleranza secondo il parametro costituito dalla coscienza sociale in
un determinato momento storico. Non è quindi risarcibile un presunto
danno quando nell'omessa informazione non sia dato scorgere alcun tipo
di pregiudizio al di là della mera privazione del diritto di scegliere
puramente fine a se stessa. Per contro, l'istanza risarcitoria deve
essere accolta quando il diritto all'autodeterminazione risulti il
presupposto per il compimento di una pluralità di possibili
scelte che l'omessa informazione ha impedito venissero assunte,
costituendone l'antecedente causale foriero di conseguenze
pregiudizievoli, e la cui lesione vada ad incidere oltre al principio
di solidarietà nei riguardi della vittima e alla soglia minima di
tollerabilità, cagionando un nocumento connotato dal requisito della
gravità.
Per conferire l'incarico ad un mediatore immobiliare non è necessario stipulare un contratto
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l'ordinanza n.
7029, del 12/03/2021, ha stauito che il mancato conferimento
dell'incarico al mediatore immobiliare non è elemento sufficiente per
negargli il diritto alla provvigione. Ai fini della configurabilità del
rapporto di mediazione non è necessaria l'esitenza di un preventivo
conferimento d'incarico per la ricerca di un acquirente o di un
venditore, ma è sufficiente che la parte abbia accettato l'attività del
mediatore avvantaggiandosene.
Il canone della locazione commerciale può essere ridotto dal Giudice nelle situazioni di difficoltà economica derivanti dall'emergenza sanitaria da coronavirus
Il
Tribunale di Roma, Sesta Sezione Civile, con l'ordinanza del 27/08/2020,
ha statuito che il canone della locazione commerciale dovuto dal
ristoratore, in caso di crisi economica causata da Covid-19, deve
essere ridotto in virtù della clausola generale di buona fede e di
solidarietà prevista dall'art. 2 della Costituzione, per riportare in
equilibrio il contratto nei limiti dell'alea negoziale normale (nel
caso di specie il Tribunale ha disposto la riduzione del canone nei
limiti del 40% per i mesi aprile e maggio 2020, nonché la
riduzione del canone nei limiti del 20 % per i mesi che vanno da giugno
2020 a marzo 2021, tenendo conto che, anche dopo l'apertura
dell'esercizio commerciale, l'accesso della clientela è contingentato
per ragioni di sicurezza sanitaria).
In caso di opposizione a decreto ingiuntivo l'obbligo della mediazione grava sempre sul creditore opposto
La Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con la sentenza n. 19596, del 18/09/2020, ha statuito che nelle controversie soggette a mediazione obbligatoria ai sensi dell'art. 5, comma 1-bis, del D.Lgs n. 28/2010, i cui giudizi vengano introdotti con un decreto ingiuntivo, una volta instaurato il relativo giudizio di opposizione e decise le istanze di concessione o sospensione della provvisoria esecuzione del decreto, l'onere di promuovere la procedura di mediazione è a carico della parte opposta; ne consegue che, ove essa non si attivi, alla pronuncia d'improcedibilità di cui al citato comma 1-bis seguirà la revoca del decreto ingiuntivo.
Ai fini delle notifiche telematiche è possibile estrarre l'indirizzo dal registro Ipa se la Pubblica Amministrazione non comunica il proprio indirizzo pec al registro PP.AA.
L'art.
28 del D.L. 76/2020 (cd, decreto semplificazioni) ha previsto la
possibilità di poter estrarre l'indirizzo pec di un Ente Pubblico o di
Pubblica Amministrazione dal registro Ipa qualora la PA interessata non
abbia comunicato il proprio indirizzo pec nell'elenco previsto
dall'art. 16 , comma 12, del D.L. 179/2012 (registro PP.AA.).
Il criterio di riparto delle spese condominiali stabilito dalla legge è derogabile sempre e solo all'unanimità dei condomini
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con ordinanza n.
16531, del 31/07/2020, ha statuito che in materia di delibere
condominiali sono affette da nullità - che anche il condomino il quale
ha espresso voto favorevole può far valere - quelle con cui a
maggioranza sono stati stabiliti o modificati i criteri di ripartizione
delle spese comuni in difformità da quanto previsto dall'art. 1123
c.c. o dal regolamento condominiale contrattuale essendo
necessario, a pena di radicale nullità, il consenso unanime dei
condomini.
La modifica della sentenza comporta sempre l'obbligo di restituire le somme ricevute in base alla sentenza riformata
Il
Tribunale di Roma, Sez. Lavoro, con sentenza n. 4899, del 07/09/2020,
ha statuito che l'obbligo di restituzione delle somme ricevute in base
a sentenza provvisoriamente esecutiva, successivamente impugnata,
sorge per il solo fatto stesso della cassazione o della riforma della
sentenza, ancorché questa non contenga la condanna alle restituzioni.
Infatti in tal caso non ricorre un'ipotesi di "condictio indebiti"
(art. 2033 c.c.), dalla quale diferisce per natura e funzione, laddove
non vengono in rilievo - tra l'altro - gli stati soggettivi di buona o
mala fede dell'"accipiens", atteso che il diritto alla restituzione
sorge direttamente in conseguenza della riforma della sentenza, la
quale, facendo venir meno "ex tunc" e definitivamente il titolo
delle attibuzioni in base alla prima sentenza, impone di porre la
controparte nella medesima situazione in cui si trovava in precedenza.
Sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili fino al 31 dicembre 2020
L'art.
17 bis del decreto legge n. 34 del 19/05/2020 (cd decreto rilancio) ha
prorogato l'esecutività dei provvedimenti di rilascio degli immobili a
data successiva al 31/12/2020.
In caso di controversia tra condomino e condominio il condomino deve corrispondere il compenso solo al proprio difensore
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con ordinanza n. 1629, dle 23/01/2018, ha statuito che è nulla per impossibilità dell'oggetto la delibera dell'assemblea che, con riferimento ad un giudizio che veda contrapposti il condominio ed un singolo condomino, ponga anche a carico di quest'ultimo, pro quota, l'obbligo di contribuire alle spese sostenute dallo stesso condominio per il compenso del difensore o del consulente tecnico di parte nominati in tale processo, trattandosi di spese per prestazioni rese a tutela di un interesse comunque opposto alle specifiche ragioni personali del singolo condomino e neppure, perciò, trovando aplicazione in tale ipotesi l'art. 1132 c.c..
Per il compenso dovuto all'avvocato dal proprio cliente è competente il Giudice di merito che ha deciso per ultimo la causa
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con la sentenza n.
4247, del 19/02/2020, ha statuito che, ove un avvocato abbia scelto di
agire ex art. 28 della legge 13/06/1942 n. 794, come modificato dalla
lett. e) del comma 16 dell'art. 34 del D.Lgs n. 150/11, nei confronti
del proprio cliente, proponendo l'azione prevista dall'art. 14 del
D.Lgs n 150/11 e chiedendo la condanna del cliente al pagamento dei
compensi per l'opera prestata in più gradi e/o fasi del giudizio, la
competenza è dell'ufficio giudiziario di merito che ha deciso per
ultimo la causa.
Il
rimborso del contributo unificato è sempre dovuto dalla parte
soccombente alla parte vincitrice, a prescindere dalla liquidazione del
Giudice
La
Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza n. 21207,
del 17/09/2013, ha statuito che il contributo unificato atti giudizari,
di cui all'art. 13 del D.P.R. n. 115/02, costituisce un'obbligazione
"ex lege" d'importo predeterminato, gravante sulla parte soccombente
per effetto della condanna alle spese, con la conseguenza che il
Giudice non è tenuto a liquidarne autonomamente il relativo ammontare
(sul punto vedasi anche: Cass. Civ. n. 2691/16)
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza n. 6752, del 08/03/2019, ha statuito che ai fini dell'esonero dalle spese di lite, la dicharazione della parte ricorrente da formulare nelle conclusioni del ricorso introduttivo del giudizio, per essere conforme al modello legale, può limitarsi a replicare la formula ricavabile dall'art. 152 disp att. c.p.c., anche in assenza di una specifica indicazione dell'entità del reddito del nucleo familiare.
La procura alle liti è valida anche se non è materialmente allegata all'atto processuale
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 18660, del 30/12/2012, ha statuito che in tema di condominio negli edifici la prorogatio imperii dell'amministratore - che trova fondamento nella presunzione di conformità alla volontà dei condomini e nell'interesse del condominio alla continuità dell'amministrazione - si applica in ogni caso in cui il condominio rimanga privo dell'opera dell'amministratore e, quindi, non solo nelle ipotesi di scadenza del termine di cui all'art. 1129 comma 2 c.c. o di dimissioni, ma anche nei casi di revoca o di annullamento per illegittimità della delibera di revoca. Ne consegue che l'amministratore condominiale, la cui nomina sia stata dichiarata invalida, continua ad esercitare legittimamente, fino all'avvenuta sostituzione, i poteri di rappresentanza, anche processuale, dei comproprietari, rimanendo l'accertamento di detta prorogatio rimesso al controllo d'ufficio del giudice e non soggetto ad eccezione di parte, in quanto sia inerente alla regolare costituzione del rapporto processuale.
Le spese condominiali si prescrivono dopo cinque anni a decorrere dall'approvazione del rendiconto e dello stato di riparto
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza
n. 4489, del 25/02/2014, ha statuito che le spese
condominiali hanno natura periodica, sicché il relativo credito è
soggetto a prescrizione quinquennale ex art. 2948 n. 4 c.c., con
decorenza dalla delibera di approvazione del rendiconto e dello stato
di riparto, costitutente il titolo nei confronti del singolo condomino.
La
domanda di risarcimento per colpa medica può essere accolta anche su
profili di responsabilità diversi da quelli ipotizzati in origine
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 6850, del 20/03/2018, ha statuito che in tema di responsabilità sanitaria, quando sia proposta una domanda risarcitoria nei confronti di una struttura ospedaliera (che configura sempre ipotesi di responsabilità diretta, ancorché conseguente a fatto degli ausiliari) e di un suo ausiliario, allegando colpa esclusiva di quest'ultimo, il giudice non è rigidamente vincolato alle iniziali prospettazioni dell'attore, stante la inesigibilità della individuazione "ex ante" di specifici elementi tecnico-scientifici, di norma acquisibili solo all'esito dell'istruttoria e dell'espletamento di una ctu, potendo pertanto accogliere la domanda nei confronti della struttura in base al concreto riscontro di profili di responsabilità diversi da quelli in origine ipotizzati, senza violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto ed il pronunciato.
Il rendiconto condominiale deve essere necessariamente composto da un registro di contabilità, da un riepilogo finanziario e da una nota sintetica esplicativa
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza n. 33038, del 20/12/2018, ha statuito che allorché il rendiconto non sia composto da registro, riepilogo e nota, parti inscindibili di esso, ed i condomini non risultino perciò informati sulla reale situazione patrimoniale del condominio quanto ad entrate, spese e fondi disponibili, può discenderne - indipendentemente dal possibile esercizio del concorrente diritto spettante ai partecipanti di prendere visione ed estrarre copia dei documenti giustificativi di spesa - l'annullabilità della deliberazione assebleare di approvazione (in riferimento all'illegittimità del rendiconto perché privo di nota esplicativa, vedasi anche: Tribunale di Torino, Sez. III, n. 3528 del 04/07/2017 mentre in riferimento all'illegittimità del rendiconto perché privo di registro di contabilità, vedasi anche: Tribunale di Roma n. 20969/16; Tribunale di Napoli n. 13653/16; Tribunale di Bologna n. 2122/16; Tribunale di Udine n. 211/17).
La domanda di addebito della separazione può essere proposta per la prima volta dal ricorrente con la memoria integrativa
La
Corte Suprema di Cassazione, I Sezione Civile, con la sentenza n.
17590, del 28/06/2019, ha statuito che in materia di separazione
personale dei coniugi, la domanda di addebito della separazione può
essere introdotta per la prima volta con la memoria integrativa di cui
all'art. 709 co 3 c.p.c., in ragione della natura bifasica del
giudizio, per cui alla finalità conciliativa propria della fase innanzi
al presidente del tribunale segue, nell'infruttuosità della prima,
quella contenziosa dinanzi al giudice istruttore, introdotta in
applicazione di un sistema di norme processuali che mutua, per
contenuti e scansioni, le forme del giudizio ordinario di cognizione,
il tutto nell'ambito di una più ampia procedura segnata, nel passaggio
tra la fase di conciliazione tra i coniugi e quella contenziosa, da una
progressiva formazione della "vocatio in ius".
Il titolo di condanna del debitore alla consegna dei beni mobili non è idoneo al recupero dell'equivalente monetario
La Corte Suprema di Cassazione,
VI Sezione Civile, con ordinanza n. 33723, del 18/12/2019, ha statuito
che in caso di condanna alla consegna di beni mobili, di cui il
debitore abbia perso la disponibilità, il diritto del creditore ad
ottenere l'equivalente monetario dei suddetti beni - non più
consegnabili all'obbligato - va fatto valere in un nuovo processo di
cognizione che ne accerti la effettiva sussistenza e ne liquidi
l'importo, non potendo essere azionato esecutivamente in virtù del
semplice titolo di condanna alla consegna, di per sé non idoneo a
fondare l'esecuzione per espropriazione ma solo quella di cui all'art.
605 cpc e ss, tanto meno in base ad un'auto qualificazione del valore
dei beni perduti effettuata dal creditore, anche laddove si assuma
esistere un prezzo ufficiale di mercato di essi.
I comproprietari di un'unità immobiliare sono tenuti in solido al pagamento degli oneri condominiali
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n.
21907, del 21/10/2011, ha statuito che i comproprietari di un'unità
immobiliare sita in un condominio sono tenuti in solido, nei confronti
del condominio medesimo, al pagamento degli oneri condominiali, sia
perchè detto obbligo di contribuzione grava sui contitolari del piano o
della porzione di piano intesa come cosa unica e i comunisti stessi
rappresentano, nei confronti del condominio, un insieme in virtù del
principio generale dettato dall'art. 1294 c.c. (secondo il quale,
in caso di pluralità di debitori, la solidarietà si presume),
alla cui applicabilità non è di ostacolo la circostanza che
le quote immobiliari siano pervenute ai
comproprietari in virtù di titoli diversi. Trattandosi di un principio
informatore della materia, al rispetto è tenuto il Giudice di Pace
quando decide secondo equità ai sensi dell'art. 113 co. 2 c.p.c..
Il Giudice deve valutare la normativa sulle distanze tra costruzioni alla luce dei regolamenti locali
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n.
31690, del 04/12/2019, ha statuito che non è valida la decisione del
tribunale che statuisca la legittimità di una costruzione se questa
non tiene conto, oltre alla normativa nazionale, anche dell'esigenza
dei regolamenti locali più stringenti.
Il sollecito del promissario acquirente per la stipula del contratto definitivo impedisce la prescrizione
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza
n. 32224, del 10/12/2019, ha statuito che nel caso in cui al contratto
preliminare di compravendita non sia seguita la stipula del contratto
definitivo, la ripetuta manifestazione di disponibilità del
promissario acquirente alla stipula del definitivo deve essere valutata
quale comportamento oggettivamente idoneo ad interrompere il corso
della prescrizione.
L'autorità di giudicato copre sia il dedotto, sia il deducibile, cioè non soltanto le ragioni giuridiche fatte espressamente valere
La
Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con ordinanza n. 5486,
del 26/02/2019, ha statuito che l'autorità del giudicato copre sia il
dedotto, sia il deducibile, cioè non soltanto le ragioni giuridiche
fatte espressamente valere, in via di azione o di eccezione, nel
medesimo giudizio (giudicato esplicito), ma anche tutte quelle altre
che, se pur non specificamente dedotte ed enunciate, costituiscano,
tuttavia, premesse necessarie dell'accertamento relativo, in quanto si
pongono come precedenti logici essenziali e indefettibili della
decisione (giudicato implicito). Pertanto, qualora due giudizi tra le
stesse parti abbiano per oggetto un medesimo negozio o rapporto
giuridico e uno di essi sia stato definito con sentenza passata in
giudicato, l'accertamento compiuto circa una situazione giuridica o la
risoluzione di una questione di fatto incidente su un punto decisivo
comune ad entrambe le cause o costituente indispensabile premessa
logica della situazione contenuta nella sentenza passata in giudicato,
precludono il riesame del punto accertato e risolto, anche nel caso in
cui il successivo giudizio abbia finalità diverse da quelle che
costituiscono lo scopo ed il "petitum" del primo.
La domanda derivante da un unico fatto illecito non può essere frazionata
La
Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con ordinanza n.
17019, del 28/06/2018, ha statuito che in tema di risarcimento danni da
responsabilità civile il danneggiato, a fronte di un unico fatto
illecito produttivo di danni a cose e persone, non può frazionare la
tutela giudiziaria, agendo separatamente per il risarcimento dei
relativi danni, neppure mediante riserva di farne valere ulteriori e
diversi in altro procedimento, trattandosi di condotta che aggrava la
posizione del danneggiante-debitore, ponendosi in contrasto al generale
dovere di correttezza e buona fede e risolvendosi in un abuso dello
strumento processuale, salvo che risulti in capo all'attore un
interesse oggettivamente valutabile alla tutela processuale frazionata.
Il risarcimento del danno spetta anche al convivente more uxorio
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza n. 14746, del 29/05/2019, ha
statuito che in tema di liquidazione del danno non patrimoniale, le
tabelle del Tribunale di Milano prevedono espressamente l'equiparazione
tra convivenza more uxorio e convivenza coniugale fondata sul matrimonio.
L'amministratore di sostegno può rifiutare i trattamenti sanitari necessari al mantenimento in vita dell'amministrato solo con l'autorizzazione del Giudice Tutelare
La
Corte Costituzionale, con sentenza n. 144, del 13/06/2019, ha respinto
la questione di legittimità costituziomale relativa all'art. 3 commi 4
e 5 della L. 219/17, statuendo che il conferimento all'amministratore
di sostegno della rappresentanza esclusiva in ambito sanitario non reca
con sé, necessariamente, il potere di rifiutare i trattamenti sanitari
per il mantenimento in vita, spettando al Giudice Tutelare il potere di
attibuirglielo al momento della nomina, laddove in concreto già ne
ricorre l'esigenza, o successivamente, allorché il decorso della
patologia del beneficario ne richieda la nomina.
Il
superamento del limite di velocità può essere accertato in modo
automatico solo nelle strade urbane di scorrimento munite di banchina
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con sentenza n. 16622,
del 20/06/2019, ha statuito che il provvedimento prefettizio di
individuazione delle strade lungo le quali è possibile installare
apparecchiature automatiche per il rilevamento della velocità, senza
obbligo di fermo immediato per il conducente, previsto dall'art. 4 del
D.L. 121/02, può includere soltanto le strade del tipo imposto dalla
legge mediante classificazione di cui all'art. 2 commi 2 e 3 del C.d.S.
e non altre, dovendosi perciò considerarsi illegittimo e, pertanto,
disapplicabile nel giudizio di opposizione a sanzione amministrativa,
il provvedimento prefettizio che abbia autorizzato l'installazione
delle suddette apparecchiature in una strada urbana che non abbia tutte
le caratteristiche minime della strada urbana di scorrimento, in base
alla definizione del citato art. 2 co. 2 lett. d) C.d.S. (nello
specifico, la sanzione era stata accertata in modo automatico su strada
urbana di scorrimento individuata con decreto prefettizio che,
per essere qualificata come tale, doveva essere munita di banchina in
senso proprio, ossia di uno spazio all'interno della sede stradale,
eserno rispetto alla carreggiata, destinato al passaggio di pedoni o
alla sosta di emergenza che, oltre a restare libero da ingombri, deve
avere una larghezza tale da assolvere allo svolgimento delle predette
funzioni).
La notifica via pec può essere eseguite entro le ore 24 anziché entro le ore 21
La
Corte Costituzionale, con sentenza n. 75, del 09/04/2019, ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale dell'art. 16 septies del D.L. 179/12,
convertito, con modificazioni, nella L. 221/12, nella parte in
cui prevede che la notifica eseguita con modalità telematiche, la cui
ricevuta di accettazione è generata dopo le 21 ed entro le ore 24, si
prefeziona per il notificante alle ore 7 del giorno successivo anziché
al momento di generazione della predetta ricevuta
Il creditore munito di titolo esecutivo può pignorare i contributi condominiali
La
Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con sentenza n. 12715,
del 14/05/2019, ha statuito che il creditore che disponga di un titolo
esecutivo nei confronti del condominio stesso, ha facoltà di procedere
all'espropriazione di tutti i beni condominiali, ai sensi degli artt.
2740 c.c. e 2910 c.c., ivi inclusi i crediti vantati dal condominio nei
confronti dei singoli condomini per i contributi dagli stessi dovuti in
base a stati di ripartizione approvati dall'assemblea, in tal caso
nelle forme dell'espropriazione dei crediti presso terzi di cui agli
artt. 543 c.p.c. e seguenti.
E' valida la clausola di un contratto di locazione ad uso diverso dall'abitativo con la quale il conduttore si obbliga a rimborsare al locatore ogni imposta pagata sul bene locato
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite, con la sentenza n. 6882,
del 08/03/2019, ha statuito che è lecita la clausola contrattuale con
la quale le parti stabiliscono in capo al conduttore ogni tassa,
imposta e onere relativo ai beni locati, tenendo conseguentemente
manlevato il locatore relativamente agli stessi, e che il
locatore sarà tenuto al pagamento di tasse, imposte
ed oneri relativi al proprio reddito.
Per l'esercizio dell'azione concessa al terzo trasportato ai sensi dell'art 141 del Codice delle Assicurazioni occorre sempre la responsabilità del vettore
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con ordinanza n. 4147, del 13/02/2019, ha statuito che l'art. 141 del D.Lgs 209/05, in riferimento alle conseguenze del caso fortuito - nella giuridica accezione di condotte umane - come limite all'obbligo risarcitorio del vettore verso il terzo trasportato danneggiato nel sinistro, richiede che il vettore sia almeno corresponsabile del sinistro quale presupposto della condanna risarcitoria del suo assicuratore; una volta accertato l'an della responsabilità del vettore, non occorre accertare la misura di responsabilità dei conducenti dei veivoli coinvolti, dovendo l'assicuratore risarcire in toto il trasportato, salva eventuale rivalsa verso l'assicuratore di altro corresponsabile o di altri corresponsabili nella causazione del sinistro.
La società di leasing non risponde delle violazioni commesse dall'utilizzatore
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile - 2, con ordinanza n. 7701, del 19/03/2019, ha statuito che in tema di violazioni amministative per il mancato rispetto di norme del codice della strada commesse dal conducente di un veicolo in leasing, è obbligato in solido con il trasgressore solo l'utilizzatore del veicolo, e dunque il locatario del contratto di leasing, e non il proprietario del veicolo stesso. Si tratta di un'ipotesi di responsabilità alternativa e non concorrente ex art. 196 C.d.S. poiché solo l'utilizzatore ha la disponibilità giuridica del godimento del bene e quindi la possibilità di vietarne la circolazione.
Potere dell'amministratore condominiale di agire e/o resistere in giudizio
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con sentenza n. 21841,
del 25/10/2010, ha statuito che l'amministratore di condominio è
abilitato ad agire e resistere nelle materie che non esorbitano dalle
proprie attribuzioni senza che occorra un'apposita autorizzazione
necessaria, invece, solo per le liti attive e passive esorbitanti dalle
incombenze dell'amministratore stesso (tale autorizzazione può avvenire
anche successivamente mediante ratifica assembleare, che sana
retroattivamente la costituzione dell'amministatore sprovvisto di
mandato dell'assemblea - sul punto vedasi: Cass. Civ., Sezioni Unite n.
18331 del 06/08/2010).
Nel giudizio di legittimità il difetto di rappresetanza deve essere sanato immediatamente
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite, con
sentenza n. 4248, del 04/03/2016, ha statuito che il
difetto di rappresentanza processuale della parte può essere sanato in
fase d'impugnazione, senza che operino preclusioni istruttorie, e,
qualora la contestazione avvenga in sede di legittimità, la prova della
sussistenza del potere rappresentativo può essere
data ai sensi dell'art. 372 c.p.c; tuttavia, qualora in sede di
legittimità il rilievo del vizio non sia officioso, ma provenga dalla
controparte, l'onere di sanatoria del rappresentato sorge
immediatamente, non essendovi necessità di assegnare un termine, che non
sia motivamente richiesto, giacché sul rilievo di parte l'avversario è
chiamato a contraddire.
Il limite di velocità deve essere segnalato prima e dopo l'incrocio stradale
La
Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile - 2, con ordinanza n.
30664, del 27/11/2018, ha statuito che in tema di segnaletica stradale
dei limiti di velocità è necessario che tra il segnale ed il luogo di
effettivo rilevamento non vi siano intersezioni stradali. In tal caso,
il limite deve esere nuovamente ribadito subito dopo l'incrocio.
Il procuratore domiciliatario solo in senso fisico non è abilitato alla ricezione della notifica telematica
La
Corte Suprema di Cassazione, I Sezione Civile, con ordinanza n.
20946, del 22/08/2018, ha statuito che il procuratore che sia
domiciliatario in senso fisico, in mancanza di elezione del proprio
indirizzo pec quale domicilio digitale della parte, non è abilitato
alla ricezione della notifica telematica di un provvedimento
impugnabile, risultando una simile notifica inesistente, e pertanto
insuscettibile di sanatoria per raggiungimento dello scopo,
prevista dall'art. 156 c.p.c., soltanto per i casi di nullità dell'atto.
Per approvare le tabelle millesimali è sufficiente la maggioranza dei condomini anche dopo l'entrata in vigore della legge di riforma del condominio
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con ordinanza n. 27159,
del 25/10/2018, ha statuito che in sede di deliberazione
assembleare, per
l'approvazione delle nuove tabelle millesimali o per la revisione delle
stesse, non è necessaria
l'unanimità di tutti i condomini, in ossequio al principio enucleato
dalle Sezioni Unite della Cassazione con sentenza n. 18477/10, mala
maggioranza qualificata di cui all'art. 1136 co. 2 c.c., in
quanto le
tabelle non rappresentano atto di natura negoziale, ma esprimono in
termini aritmetici un già presistente rapporto di valore tra i diritti
dei vari condomini senza incidere in alcun modo su tali diritti.
Il termine di 90 giorni per notificare il verbale decorre dalla data dell'infrazione
La
Corte Suprema di Cassazione, Sesta Sezione Civile, con ordinanza n.
7066, del 21/03/2018, ha statuito che qualora la violazione delle
regole sulla circolazione stradale non possa essere immediatamente
contestata, il verbale deve essere notifcato entro 90 giorni
all'effettivo trasgressore. Tale termine decadenziale decorre dal
momento stesso della violazione, salvo laddove non risulti possibile
individuare il luogo dove la notifica deve essere eseguita a causa
dell'assenza o della mancanza delle necessarie informazioni
identificative nei pubblici registri. Nessuna rilevanza assume, a
riguardo, la scarsa organizzazione interna dell'Amministrazione
accertatrice chiamata a gestire un numero elevato di trasgressioni
rilevate automaticamente dall'apparechiatura apposita (autovelox o
tutor), posto che l'effettività dell'azione dell'Amministrazione non
può mai realizzarsi attravero la compressione del diritto di difesa del
trasgressore.
In caso di danno al terzo talvolta è responsabile il locatore e talvolta è responsabile il conduttore
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con sentenza
n. 7526, del 27/03/2018, ha statuito che al
proprietario dell'immobile locato sono riconducibli in via
esclusiva i danni arrecati a terzi dalle strutture murarie e dagli
impianti in esse conglobati, di cui conserva la custodia anche dopo la
locazione, mentre grava sul solo conduttore la responsabilità per i
danni provocati a terzi dagli accessori dalle altre parti
dell'immobile, che sono acquisiti alla sua disponibilità. Pertanto,
data la specialità dell'art. 2053 rispetto al 2051, è escluso che
rispetto allo stesso fatto possono concorrere la responsabilità del
proprietario e del conduttore.
Il ricorso per l'irragionevole durata del processo può essere proposto anche prima del passaggio in giudicato della sentenza
La
Corte Costituzionale, con la sentenza n. 88, del 28/04/2018, ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 4 della
L. 89/2001 (legge Pinto) nella parte in cui non prevede che
la domanda di equa riparazione possa essere proposta anche in
pendenza della pendenza del procedimento presupposto.
Il rimedio dell'opposizione all'esecuzione è esperibile anche nelle controversie di natura tributaria
La
Corte Costituzionale, con la sentenza n. 114, del 31/05/2018, ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 57 co. 1
lett. a) del D.P.R. n. 602/1973, come sostituito dall'art. 16 del
D.Lgs n. 46/1999, nella parte in cui non prevede che, nelle
controversie che riguardano gli atti dell'esecuzione forzata
tributaria successivi alla notifica della cartella di pagamento o
all'avviso di cui all'art 50 del D.P.R. 602/1973, sono ammesse le
opposizioni regolate dall'art 615 c.p.c..
Le spese della consulenza tecnica di parte vanno rimborsate alla parte vittoriosa
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza n.
84, del 03/01/2013, ha statuito che le spese per la consulenza tecnica
di parte, la quale ha natura di allegazione difensiva tecnica,
rientrano tra quelle che la parte vittoriosa ha diritto di vedersi
rimborsate, a meno che il giudice non si avvalga, ai sensi dell'art. 92
co. 1 c.p.c., della facoltà di escluderle, ritenendole eccessive o
superflue
Il patto dissimulato di maggiorazione del canone del contratto di locazione ad uso diverso dall'abitativo è radicalmente nullo
La legittimazione passiva nelle controversie aventi ad oggetto tributi locali spetta sempre al Sindaco dell'ente locale
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezione Tributaria, con la sentenza n.
1610, del 06/02/2002, ha statuito che la legittimazione passiva
(legitimatio ad causam), nei ricorsi che hanno ad oggetto i tributi
locali, compete agli enti locali stessi in virtù dell'art. 10 del D.Lgs
546/92, in persona del legale rappresentante stesso, cui è attribuita
"la legitimatio ad processum", ex art. 11 co. 3 del D.Lgs 546/02 (in
forza del nuovo ordinamento delle autonomie locali, approvato con il
D.Lgs 267/00, la rappresentanza in giudizio del Comune non può più
essere esercitata dal dirigente titolare della direzione di un ufficio
o di un servizio ma è riservata, in via esclusiva, al Sindaco - vedasi
Cass. Civ., Sez. Trib, n. 10787 del 07/06/2004).
Le spese legali possono essere compensate anche in caso di gravi ed eccezionali ragioni
La
Corte Costituzionale, con sentenza n. 77/2018, ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale dell'art 92 co. 2 c.p.c., nel testo
modificato dall'art. 13 co. 1 del D.L. 132/14 convertito con
modificazioni in Legge 162/14, nella parte in cui non prevede che il
Giudice possa compensare le spese tra le parti, parzialmente o per
intero, anche qualora sussistano altre analoghe gravi ed eccezionali
ragioni.
Le spese per assistenza stragiudiziale nel sinistro stradale costituiscono danno emergente
La
Corte Suprema di Cassazione, Sesta Sezione Civile, con la
sentenza n. 2644, del 02/02/2018, ha statuito che nell'ambito delle
spese stragiudiziali in caso di sinistro stradale, il loro rimborso
rappresenta caso tipico di danno emergente ex art. 1223 c.c.; pertanto,
come qualsiasi altra voce di danno, sarà soggetta alle regole generali:
e dunque non sarà dovuto il risarcimento del danno alle spese che la
vittima avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza (art. 1227
co. 1 c.c.); non sarà dovuto il risarcimento del danno per le spese
che, pur necessarie, sono state sostenute in maniera esagerata (art.
1227 co. 2 c..c.) e non sarà dovuto il risarcimento del danno per le
spese non legate da un nesso di causa rispetto al fatto illecito.
La compagnia di assicurazioni può essere costituita in mora solo a mezzo di lettera raccomandata
La
Corte Suprema di Cassazione, Terza Sezione Civile, con la sentenza n.
15749, del 27/07/2015, ha statuito che in tema di assicurazione
obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione
dei veicoli a motore, la condizione di proponibilità della
domanda, di cui all'art. 22 L. 990/69, non può essere assolta con
mezzi equipollenti alla raccomandata, quali il fax, se essi non
consentono di provare l'avvenuta ricezione da part del destinatario.
La spese della consulenza tecnica d'ufficio gravano sulle parti in causa in via solidale
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza n.
23133, del 12/11/2015, ha statuito che il consulente tecnico d'ufficio
che abbia inutilmente chiesto il dovuto in base al decreto di
liquidazione provvisoria del compenso può esigerne il pagamento in via
solidale dalle parti a prescindere dalla diversa ripartizione della
spesa contenuta nella sentenza che ha definito il giudizio, in quanto -
salvo i rapporti interni tra le parti - l'ausiliare opera
nell'interesse della giustizia in virtù di un mandato neutrale.
La prescrizione presuntiva del credito dell'avvocato non opera se il contratto è stato stipulato in forma scritta
La Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza n. 763, del 13/01/2017, ha statuito che la prescrizione presuntiva triennale del credito dell'avvocato per il recupero del proprio compenso professionale non opera se il credito trae origine da un contratto stipulato in forma scritta, in quanto le prescrizioni presuntive operano unicamente nei rapporti che si svolgono senza formalità.
La Corte Suprema di Cassazione, Sesta Sezione Civile, con la sentenza n. 6518, del 14/03/2017, ha statuito che in tema di notifica del ricorso per cassazione a mezzo posta elettronica certificata la mancanza, nella relata, della firma digitale dell'avvocato notificante, non è causa d'inesistenza dell'atto, potendo la stessa essere riscontrata attraverso altri elementi d'individuazione dell'esecutore della notifica, come la riconducibilità della persona del difensore menzionato nella relata alla persona munita di procura speciale per la proposizione del ricorso, essendosi comunque raggiunti la conoscenza dell'atto e, dunque, lo scopo legale della notifica
La Commissione Tributaria Regionale di Milano, con la sentenza n. 4405, del 31/10/2017, ha statuito che la contestazione della pretesa tributaria, attuata mediante impugnazione dell'avviso di iscrizione ipotecaria conseguente a cartella di pagamento, può essere svolto direttamente nei confronti dell'ente impositore e l'agente di riscossione è vincolato alla decisione del giudice nella sua qualità di "adiectus solutionis causa", fermo restando l'onere di quest'ultimo di chiamare in causa l'ente impositore creditore per non rispondere dell'esito eventualmente sfavorevole della lite
Le tabelle millesimali sono approvate a maggioranza e non all'unanimità
"mini perequazione" delle pensioni all'esame della Corte Costituzionale il prossimo 24 ottobre
La
Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza n.
19143, del 01/08/2017, ha statuito che, in tema di sanzioni
amministrative, la consegna dell'ordinanza ingiunzione al servizio
postale ai fini della notifica non è idonea ad interrompere il termine
di prescrizione quinquennale previsto dall'art 28 della l. 689/81 in
quanto il momento della scissione degli effetti della notifica tra
notificante e destinatario dell'atto, previsto dalla sentenza della
Corte Costituzionale n. 477/02, trova applicazione solo nel caso in cui
la prescrizione possa essere interrotta attraverso il giudice e, quindi,
attraverso il giudizio e non anche in tema di sanzioni amministrative
laddove la notifica al trasgressore del verbale di accertamento
dell'infrazione è idonea a costituire in mora il debitore ex art. 2943
c.c..
Il proprietario dell'autoveicolo deve sempre fornire agli organi di polizia i dati esatti e completi del conducente
La Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con la sentenza 18567, del 26/07/2017, ha statuito che il proprietario dell'autoveicolo, al fine di non incorrere nella sanzione di cui all'art. 126 bis co. 2 CdS, deve sempre comunicare, nel termine di sessanta giorni decorrenti dalla notifica del verbale principale, i dati esatti e completi del conducente incorrendo, in mancanza, nella suddetta sanzione in quanto il proprietario è tenuto sempre a conoscere l'identità dei soggetti ai quali affida la conduzione dell'autoveicolo rispondendo, in mancanza, a titolo di colpa per negligente osservanza del dovere di vigilare sull'affidamento, in guisa da essere in grado di adempiere al dovere di comunicare l'identità del conducente.
Nel giudizio di opposizione a sanzione amministrativa il valore della domanda si determina sulla base dell'importo della sanzione principale
La
Corte Suprema di Cassazione, Sesta Sezione Civile, la sentenza n.
13598, del 16/06/2014, ha stabilito che nel giudizio di opposizione a
sanzione amministrativa il cumulo della sanzione pecuniaria, di valore
determinato, e della sanzione accessoria della decurtazione dei punti
dalla patente di guida, non rende la causa di valore indeterminabile ai
fini dell'individuazione del giudice competente, né rileva ai fini
della liquidazione delle spese processuali, che restano parametrate
sull'importo della sola sanzione pecuniaria.
In caso di firma di un assegno bancario non conforme allo specimen (ma non illeggibile) deve essere levato il protesto nei confronti del firmatario del titolo di credito anziché nei confronti del correntista
Il
Tribunale Civile di Nola, II Sezione, con la sentenza n. 673, del
06/04/2006, ha statuito che qualora la firma apposta per traenza su un
assegno bancario non corrisponda allo specimen, ma rechi un nome ed un
cognome di fantasia, pur se si presti a diverse letture, ma comunque
non riconducibili, per estensione e composizione letterale, in alcun
modo al titolare del conto corrente, tale firma non va definita
illeggibile, ma configura la fattispecie prevista dalla causale n. 37
della Circolare del Ministero dell'Industria, del Commercio e
dell'Artigianato del 30 aprile 2001 n. 3512/c. Consegue che il protesto
non va elevato a carico del titolare del conto, ma del soggetto
firmatario, anche se rimasto non identificato.
Il comportamento processuale delle parti può costituire unica fonte di convincimento del Giudice
La
Corte Suprema di Cassazione, I Sezione Civile, con la sentenza n. 2815,
del 08/02/2006, ha statuito che il comportamento processuale delle
parti ben può costituire unica e sufficiente fonte di convincimento del
giudice e non già soltanto un mezzo di valutazione degli elementi
probatori già acquisti al processo. Pertanto, il giudice può trarre
elementi di convicimento, ai fini dell'accertamento dei fatti
controversi, dalle contraddizioni che si colgono nell'assunto difensivo
di uno dei soggetti della lite e in particolare dalla circostanza che,
con riferimento all'oggetto del processo, siano state ammannite
successivamente versioni diverse, in violazione del dovere di
lealtà e probità sancito dall'art. 88 cod. proc. civ..
L'atto di riassunzione può contenere anche una domanda nuova in aggiunta a quella originaria
La
Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n.
821, del 18/01/2006, ha statuito che l'atto di riassunzione conseguente
a declaratoria d'incompetenza può contenere una domanda in
aggiunta a quella originaria, valendo esso, in tal caso, come
atto introduttivo di un giudizio ex novo. Se tale facoltà è
concessa all'attore, a maggior ragione essa può essere esercitata dal
convenuto, alla stregua del principio della parità dei diritti che deve
essere riconosciuta alle parti.
I lavori urgenti sono a carico di tutti i condomini anche in assenza di delibera ad hoc
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 2807, 02/02/2017, ha statuito che in tema di opere su parti
comuni, l'amministratore, senza previa delibera assembleare, può
affidare ad una ditta opere di manutenzione straordinaria
esclusivamente se aventi carattere urgente: così spetta al condominio
retribuire la ditta senza che questo possa rivalersi
sull'amministratore per il pagamento del saldo prezzo dovuto per l'esecuzione dei lavori.
L'ordinanza del Giudice che decide sull'incompetenza territoriale talvolta deve condannare anche al pagamento delle spese processuali e talvolta no
La
Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con la sentenza n.
11764, del 08/06/2016, ha statuito che l'art. 38 co. 2 c.p.c. può
trovare applicazione solo in tema di competenza per territorio
derogabile, mentre, ove sia sollevata un'eccezione d'incompetenza per
materia, per valore o per territorio inderogabile, l'ordinanza che
l'accoglie (e che potrebbe essere pronunciata anche d'ufficio) ha
natura decisoria, indipendentemente dal fatto che la controparte vi
abbia aderito, sicché il giudice erroneamente adito è tenuto a statuire
anche sulle spese del procedimento.
I continui litigi tra i condomini evitano l'usucapione del posto auto
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 769,
del 13/01/2017, ha statuito che i continui litigi tra i condomini in
merito all'utilizzo dei posti auto in comproprietà escludono il
carattere pacifico della relazione tra uno dei condomini ed il
parcheggio di cui egli rivendica la proprietà esclusiva per usucapione.
Il compratore deve solo denunciare la presenza di vizi che rendano il bene venduto inidoneo all'uso
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n.
24731, del 02/12/2016, ha statuito che in tema d'inadempimento del
contratto di compravendita, è sufficiente che il compratore alleghi
l'inesatto adempimento, ovvero denunci la presenza di vizi che rendano
la cosa inidonea all'uso al quale è destinata o ne diminuiscano in modo
apprezzabile il valore, mentre è a carico del venditore, quale debitore
di un'obbligazione di risultato ed in forza del principio di
riferibilità o di vicinanza della prova, l'onere di dimostrare, anche
attraverso presunzioni, di aver consegnato una cosa conforme alle
caratteristiche del tipo ordinariamente prodotto, ovvero la
regolarità del procedimento di fabbricazione o di realizzazione del
bene; ne consegue che, ove detta prova sia stata fornita, spetta al
compratore di dimostrare l'esistenza di un vizio o di un difetto
intrinseco della cosa ascrivibile al veditore (fattispecie relativa
alla vendita di un'autovettura che presentava anomalie da cui si
presumeva che il veicolo era stato coinvolto in un probabile incidente).
Deve essere risarcita la spesa di consulenza infortunistica sostenuta dal danneggiato per ottenere il risarcimento dei danni
La
Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con la sentenza n.
25064, 07/12/2016, ha statuito che, in caso di sinistro stradale,
qualora il danneggiato abbia fatto ricorso all'assistenza di uno studio
d'infortunistica stradale ai fini dell'attività stragiudiziale diretta
a richiedere il risarcimento del danno assertitamente sofferto, nel
succesivo giudizio instaurato per ottenere il risarcimento del danno,
la configurabilità della spesa sostenuta per avvalersi di detta
assistenza come danno emergente non può essere esclusa per il fatto che
l'intervento del suddetto studio non abbia fatto recedere
l'assicuratore dalla posizione assunta in ordine all'aspetto della
vicenda che era stata oggetto di discussione e di assistenza in sede
stragiudiziale, ma va valutata considerando, in relazione
all'esito della lite su tale aspetto, se la spesa sia stata necessitata
e giustificata in funzione dell'attività di esercizio stragiudiziale
del diritto al risarcimento.
La prestazione eseguita a titolo di corrispettivo per un contratto nullo può essere ripetuta
La
Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n.
25503, del 13/12/2016, ha statuito che la prestazione compiuta in
esecuzione di un contratto nullo costituisce un indebito oggettivo,
regolato dall'art. 2033 cc, e non dall'art. 1458 c.c.; l'evetuale
irripetibilità di quella prestazione potrà attribuire al solvens,
ricorrendone i presupposti, il diritto al risarcimento del danno ex
art. 2043 cc, od al pagamento dell'ingiustificato arricchimento ex art.
2041 cc.
L'avvocato è responsabile della mancata opposizione a decreto ingiuntivo solo qualora si dimostri che quell'opposizione, se proposta, avrebbe avuto concrete possibilità di essere accolta
La
Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n.
25895, del 15/12/2016, ha statuito che la responsabilità professionale
non è data dal solo non corretto adempimento della prestazione, ma
presuppone la dimostrazione che l'evento produttivo del pregiudizio
lamentato sia riconducibile alla condotta del professionista, che un
danno vi sia stato effettivamente ed, infine, che ove questi avesse
tenuto il comportamento dovuto, l'esito sarebbe stato diverso e, in
particolare, per quanto attiene alla professione forense, che
l'assistito, secondo criteri probabilistici, avrebbe conseguito il
riconoscimento delle proprie ragioni. Nello specifico, la
responsabilità dell'avvocato per mancato rispetto del termine per
proporre opposizione a decreto ingiuntivo sussiste solo ove si dimostri
che quell'opposizione, se proposta, avrebbe avuto concrete possibilità
di essere accolta.
La raccomandata consegnata dalle Poste Private è priva di data certa
La
Corte Suprema di Cassazione, I Sezione Civile, conla sentenza n. 26778,
del 22/12/2016, ha statuito che anche le imprese private, munite di
apposita licenza dell'amministrazione, possono svolgere servizi postali
e curare ed eseguire la trasmissione della corrispondenza, ad eccezione
degli atti giudiziari ma in questo caso il timbro datario apposto sul
plico consegnato al mittente non può valere a rendere certa la data
della ricezione, trattandosi di un'attività resa da un soggetto privato
il cui personale dipendente non risulta munito di poteri pubblicistici
di certificazione della data di ricezione della corrispondenza trattata.
La cartella di pagamento deve essere motivata
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Tributaria, con la sentenza n. 24933, del 06/12/2016, ha statuito che la cartella di pagamento, quando non sia stata preceduta da un avviso di accertamento, deve essere motivata in modo congruo, sufficiente ed intelleggibile, tale obbligo derivando dai principi di carattere generale indicati, per ogni provvedimento amministativo, dall'art. 3 della L. 241/90 e recepiti, per la materia tributaria, dall'art. 7 della L. 212/00.
La
mancata impugnazione della cartella di pagamento non comporta la
conversione del termine di prescrizione breve in quello ordinario
decennale
La
Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite, con la sentenza n. 23397,
del 17/11/2016, ha statuito che la scadenza del termine per proporre
opposizione alla cartella di pagamento produce solo l'effetto
dell'irretrattabilità del credito senza determinare anche la cd
"conversione" del termine di prescrizione breve in quello ordinario
decennale di cui all'art. 2953 c.c.. Tale ultima disposizione, infatti,
si applica soltanto nelle ipotesi in cui intervenga un titolo
giudiziale divenuto definitivo mentre la cartella di pagamento, avendo
natura di atto amministrativo, è priva dell'attitudine ad
acquistare efficacia di giudicato .
Il Tribunale di Alessandria, con ordinanza collegiale del 17/07/2015, ha statuito che la società di somministrazione del servizio idrico ben può ridurre il servizio erogato, ai sensi dell'art. 1461 cc, quando sussista un evidente pericolo di non ricevere il corrispettivo in ragione delle condizioni patrimoniali dell'altro contraente e la relativa clausola contrattuale non si configura come vessatoria.
E' autonomamente impugnabile l'estratto di ruolo
E' affetto da nullità assoluta il contratto di locazione stipulato senza la forma scritta
Da quanto sopra consegue che: - nel caso in cui l'assenza di forma scritta sia stata liberamente concordata tra le parti, si verte in tema di nullità assoluta ed il locatore potrà agire per ottenere la restituzione dell'immobile occupato dal conduttore senza titolo. In tal caso, il conduttore potrà ottenere la parziale restituzione delle somme versate a titolo di canone, nella misura eccedente quella del canone "concordato", poichè la totale restituzione del canone costituirebbe un ingiustificato arricchimento dell'occupante; - nel caso in cui l'assenza di forma scritta sia stata imposta dal locatore e subita dal conduttore contro la sua volontà, si verte in tema di nullità relativa che potrà essere fatta valere dal solo conduttore il quale, in alternativa, potrà chiedere al Giudice di accertare l'esistenza di un contratto di locazione stipulato verbalmente e di determinare con effetti retroattivi il canone dovuto nei limiti di quello definito dagli accordi delle associazioni locali della proprietà e dei conduttori ai sensi dell'art. 2 co. 3 L. 431/98 (cd canone concordato), con il conseguente diritto del conduttore ad ottenere la restituzione dei canoni pagati in eccedenza rispetto a quelli determinati dal Giudice
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 20983, del 06/10/2014, ha statuito che a seguito del rigetto dell'opposizione avverso una sanzione amministrativa il titolo esecutivo è costituito dalla sentenza di rigetto e non dal verbale di accertamento per cui la PA non può agire esecutivamente vantando un titolo costituito non dalla sentenza conclusiva del giudizio di opposizione ma dal verbale opposto e mai utilizzato esecutivamente in corso di causa
La cessione del TFR a garanzia di un debito è possibile senza limitazioni solo per i dipendenti del settore privato o del settore pubblico non statale
A seguito di numerose richieste di chiarimenti circa la cedibilità del TFS (trattamento di fine servizio - corrisposto ai dipendenti del settore pubblico assunti fino al 31/12/2000) e/o del TFR (trattamento di fine rapporto - corrisposto ai dipendenti del settore privato o del settore pubblico assunti successivamente al 31/12/2000), ai fini dell'estinzione del debito residuo contratto da lavoratori con società finanziarie per effetto della stipulazione di contratti di finanziamento, l'INPDAP ha emanato la nota operativa n. 17 del 06/04/2009 con la quale ha chiarito che il trattamento di fine servizio (IPS o BPU) è incedibile mentre il trattamento di fine rapporto è cedibile per intero, senza limitazione del quinto, ma solo relativamente ai dipendenti pubblici del settore non statale.
Successivamente, l'art. 2 co. 49 del D.L. 225/11 ha modificato l'art. 1 co. 1 del D.P.R. n. 180/1950, precludendo la cedibilità del TSF solo fino alla cessazione del rapporto di lavoro ma non anche nel periodo intercorrente tra la cessione del rapporto di lavoro e l'erogazione all'avente diritto del relativo trattamento economico, essendo tuttavia nullo ed improduttivo di effetti un contratto di cessione stipulato prima della collocazione a riposo del lavoratore (Circolare Inps n. 12 del 28/06/2011)
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 17209, del 27/08/2015, ha statuito che anche in caso di danno da micropermanente deve ritenersi consentita la liquidazione del danno morale come voce di danno non patrimoniale, in aggiunta al danno biologico previsto dall'art. 139 del codice delle assicurazioni private. Questo significa, però, che il danneggiato ha l'onere di dedurre e provare (anche mediante lo strumento delle presunzioni) tutte le circostanze utili ad apprezzare la concreta incidenza della lesione patita in termini di sofferenza / turbamento.
Il mancato esperimento del tentativo di mediazione comporta l'improcedibilità del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo e la conferma del provvedimento monitorio opposto
Il Tribunale di Nola, II Sezione Civile, con sentenza del 24/02/2015, ha statuito che grava sull'opponente l'onere di avviare il procedimento di mediazione e, quindi, anche gli effetti pregiudizievoli di un'eventuale improcedibilità dell'opposizione a decreto ingiuntivo. Pertanto, una volta dichiarata l'improcedibilità, il decreto ingiuntivo opposto non potrà che essere confermato (di segno conforme: Tribunale di Rimini sentenza del 05/08/2014; di segno contrario: Tribunale di Varese sentenza del 18/05/2012).
Il contratto verbale di locazione, pur se registrato, è nullo ma non attribuisce al conduttore il diritto alla ripetizione delle somme versate in favore del presunto locatore
Il Tribunale di Roma, VI Sezione Civile, con sentenza del 01/10/2014, ha statuito che il contratto verbale di locazione, anche se denunciato presso l'Agenzia delle Entrate, è nullo ed improduttivo di effetti occorrendo per la sua validità sempre la forma scritta. Tuttavia, l'occupante dell'immobile, essendo equiparato al possessore in buona fede, non può richiedere la restituzione delle somme versate mensilmente in favore del presunto locatore in quanto ciò comporterebbe un arricchimento senza causa in danno del presunto locatore ex art. 2041 c.c..
Dopo la chiusura del procedimento di espropriazione forzata non è possibile esercitare l'azione di ripetizione dell'indebito contro il creditore procedente
La Corte Suprema di Cassazione, Sez. Lavoro, con la sentenza n. 7036, del 08/05/2003, ha statuito che il debitore espropriato non può esperire, dopo la chiusura del procedimento di espropriazione forzata, l'azione di ripetizione d'indebito contro il creditore procedente per riottenere la restituzione di quanto costui abbia riscosso, sul presupposto dell'illegittimità per motivi sostanziali dell'esecuzione forzata, atteso che la legge, pur non attribuendo efficacia di giudicato al provvedimento conclusivo del procedimento esecutivo, tuttavia sancisce l'irrevocabilità dei relativi provvedimenti una volta che essi abbiano avuto esecuzione, sicché la proposizione dell'azione di ripetizione dopo la conclusione dell'esecuzione e la scadenza dei termini per le relative opposizioni sarebbe in contrasto con i principi ispiratori del sistema e con le regole specifiche sui modi e sui termini delle opposizioni esecutive, con la conseguenza che la eventuale restituzione, successivamente all'esecuzione forzata, è correlabile solo ad una perdita di validità della procedura esecutiva legalmente accertata.
La mancata sottoposizione del danneggiato a visita medico legale non comporta l'improponibilità della domanda di risarcimento
Il Tribunale di Torino, con la sentenza n. 388, del 14/01/2013, ha statuito che la mancata sottoposizione del danneggiato a visita medico legale, prescritta dall'art. 148 co. 3 del codice delle assicurazioni, non costituisce motivo d'improponibilità della domanda in quanto il diritto alla salute è costituzionalmente garantito e non si può subordinare la propobilità dell'azione risarcitoria ad un previo accertamento medico-legale (sul punto vedi anche: Trib. Bologna ord. 29-05-2009).
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 9654, del 19/04/2013, ha statuito che la facoltà d'uso prevista dall'art. 1102 c.c. non è proporzionata alla quota di contitolarità, ma è una facoltà integrale non esclusiva, che legittima ciascuno dei comproprietari ad utilizzare la cosa anche fuori dai limiti di quota, senza però pregiudicare l'eguale facoltà di utilizzazione da parte degli altri comproprietari.
Il legale rappresentante di un'associazione non riconosciuta è personalmente responsabile del danno verificatosi in palestra
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 858, del 17/01/2008, ha statuito che il rappresentante di un'associazione non riconosciuta (nella specie, un'associazione sportiva avente come oggetto sociale la gestione di una palestra) assume la qualità di custode, ai sensi dell'art. 2051 c.c., dei beni dell'associazione in tutti i casi in cui eserciti un potere di fatto su tali beni, assumendo conseguentemente l'obbligo di controllarli ed eliminare le situazioni di pericolo che in essi possano insorgere.
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 21907, del 21/10/2011, ha statuito che i comproprietari di un'unità immobiliare sita in condominio sono tenuti in solido, nei confronti del condominio stesso, al pagamento degli oneri condominiali, sia perché detto obbligo di contribuzione grava sui contitolari del piano o della porzione di piano inteso come cosa unica ed i comunisti stessi rappresentano, nei confronti del condominio, un insieme, sia in virtù del principio generale dettato dall'art. 1294 c.c. (secondo il quale, nel caso di pluralità di debitori, la solidarietà si presume), alla cui applicabilità non è di ostacolo la circostanza che le quote dell'unità immobiliare siano pervenute ai comproprietari in forza di titoli diversi.
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza 18855, del 07/08/2013, ha statuito che il danno immobiliare da infiltrazione, ai sensi dell'art. 2051 c.c., non rappresenta un'obbligazione "propter rem", che si trasferisce dal venditore al compratore insieme alla proprietà dell'immobile da cui il danno stesso proviene, trattandosi, invece, di un'obbligazione connessa alla qualità di custode dell'immobile nel momento in cui esso ha cagionato il danno.
Niente canone ridotto per l'inquilino che autodenuncia il contratto di locazione
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 50, depositata il 14/03/2014, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dei commi 8 e 9 dell'art. 3 del D.Lgs 23/2011, nella parte in cui stabilisce particolari vantaggi per l'affittuario che denuncia il contratto di locazione in nero (specificamente: riduzione del canone in misura pari al triplo della rendita catastale e determinazione della durata contrattuale in anni 4 + 4 decorrenti dalla data dell'autodenuncia). In particolare, la Corte ha stabilito che il suddetto decreto legislativo travalica la legge delega n. 42, del 05/05/2009, ed è, pertanto, in contrasto con l'art. 76 della Costituzione che disegna i poteri del Governo. La Corte ha stabilito, altresì, che il suddetto decreto legislativo va a deprimere le entrate Irpef (in contrasto con gli obiettivi della stessa legge delega) ed è in contrasto con l'art. 3 e 42 della Costituzione, in quanto la sanzione ivi prevista è posta solo a carico del locatore sebbene l'obbligo della registrazione incomba anche sul condutotre, creando in questo modo un beneficio su una parte che era obbligata comunque a chiedere la registrazione del contratto. Inoltre, la disciplina del suddetto decreto non si applica ai locali commerciali, mortificando in eccesso il diritto di proprietà privata.
Il condomino che ha sostenuto delle spese per la cosa comune senza l'autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea non ha diritto al rimborso, salvo che trattasi di spesa urgente
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con l'ordinanza n. 4330, del 19/03/2012, ha statuito che il condomino che ha sostenuto delle spese per la cosa comune senza l'autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea non ha diritto al rimborso, salvo che trattasi di spesa urgente, ritenendosi tale quella spesa che non consente neppure quella minima dilazione necessaria per permettere al condominio di deliberarla o per permettere all'amministratore di autorizzarla.
L'incompetenza
territoriale inderogabile può essere rilevata d'ufficio non oltre la
prima udienza fissata con il decreto di cui all'art. 415 c.p.c.
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con la sentenza n. 19410, del 11/09/2010, ha statuito che l'incompetenza per materia, al pari di quella per valore e per territorio nei casi previsti dall'art. 28 del codice di procedura civile, è rilevata anche d'ufficio non oltre la prima udienza di trattazione la quale, nel rito ordinario, s'identifica con l'udienza di cui all'art. 183 c.p.c. e, nel processo del lavoro, corrisponde alla (prima) udienza di discussione fissata con il decreto giudiziale disciplinato dall'art. 415 c.p.c.. Pertanto, detta incompetenza può essere rilevata non oltre il termine dell'udienza fissata con il predetto decreto contemplato dal citato art. 415, con la conseguente inammissibilità del regolamento di competenza d'ufficio che dovesse essere sollevato superandosi tale preclusione.
Le spese relative ai lavori di ristrutturazione condominiale devono essere addebitate al condomino proprietario all'epoca della delibera
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 10235, del 02/05/2013, ha statuito che i criteri di riferimento per l'addebito delle spese condominiali sono i seguenti: - nel caso di spese necessarie alla manutenzione ordinaria, il momento dell'insorgenza dell'obbligazione coincide con il compimento effettivo dell'attività gestionale relativa alla manutenzione; - nel caso di spese di straordinaria manutenzione (ristrutturazione o innovazioni sulle parti comuni), qualora il venditore ed il compratore dell'unità immobiliare non si siano diversamente accordati in ordine alla ripartizione delle spese, è tenuto a sopportare i costi il soggetto che era proprietario all'epoca della delibera assembleare che abbia approvato i relativi interventi in via definitiva (commissione dell'appalto ed approvazione del piano di riparto dei relatvi oneri), a nulla rilevando che le opere siano state eseguite in tutto o in parte successivamente all'alienazione dell'immobile.
Il locatore non può richiedere al conduttore un importo del canone di locazione superiore a quello previsto dal contratto scritto e registrato
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con l'ordinanza n. 37, del 03/01/2014, ha statuito che l'accordo scritto, intercorso tra locatore e conduttore, diretto ad attribuire al primo un importo del canone di locazione superiore a quello risultante dal contratto registrato, è connotato dalla vietata finalità di elusione fiscale con una consequenziale invalidità non sanabile neppure con una registrazione tardiva, salvo nuovo accordo novativo del contratto già scritto e registrato che dovrà, a sua volta, essere assoggettato ad imposizione fiscale.
Detta
ordinanza afferma un principio radicalmente difforme rispetto a quello
affermato dalla III Sezione Civile della Corte Suprema di Cassazione
con la sentenza n. 160989, del 27/10/2003, laddove si consentiva al
locatore di richiedere al conduttore un importo del canone
superiore rispetto a quello risultante dal contratto scritto e
registrato, purché la controdichiarazione fosse stata stipulata dalle
parti contestualmente alla redazione del contratto simulato e
registrato (principio ovviamente applicabile solo ai contratti di
locazione stipulati prima del 01/01/2005)
L'inquilino non può denunciare all'Agenzia delle Entrate un contratto di locazione verbale
Il
Tribunale di Roma, con la sentenza n. 21287, del 24/10/2013, ha
statuito che la denuncia prevista dal D.L. 23/2011, con il conseguente
ottenimento di un contratto di locazione a canone ridotto (canone annuo
pari a triplo dellarendita catastale), non trova applicazione
nell'ipotesi in cui il contratto sia affetto da nullità perché concluso
in forma orale, avendo la L. 431/98 prescritto la forma scritta ad
substantiam
Il diritto al risarcimento dei danni cagionati ad un immobile non costituisce un accessorio del diritto di proprietà
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 15744, del 03/07/2009, ha statuito che il diritto al risarcimento dei danni cagionati ad un immobile non costituisce un accessorio del diritto di proprietà sull'immobile stesso, trasmissibile automaticamente con la sua alienazione, ma ha natura personale, in quanto compete esclusivamente a chi, essendo proprietario del bene all'epoca dell'evento dannoso, ha subito la relativa diminuzione patrimoniale.
Il proprietario che subisce un danno da un bene condominiale partecipa sia alle spese di riparazione e sia al risarcimento del danno
La Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 24406, del 21/11/2011, ha statuito che il proprietario (condominio) che subisce un danno derivante da un bene comune ex art. 1117 c.c. deve partecipare alle spese di riparazione del bene comune ex art. 1117 c.c. (in quanto comproprietario dello stesso bene) ma deve partecipare anche alla ripartizione delle spese di risarcimento del danno da lui subito e procurate dal medesimo bene. In altri termini, una parte del danno verrebbe risarcita dal medesimo soggetto che ha subito il danno, poiché anche su di lui grava l'obbligo di custodia e di manutenzione del bene comune ex art. 1117 c.c. che ha prodotto l'evento dannoso.
E' cedibile a terzi il credito derivante da risarcimento del danno patrimoniale da sinistro stradale
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 52, del 11/01/2012, ha statuito che il credito da risarcimento del danno patrimoniale da sinistro stradale è suscettibile di cessione ex artt. 1260 e ss. c.c., ed il cessionario può in base a tale titolo domandarne anche giudizialmente il pagamento al debitore ceduto (la sentenza in esame ha espressamente statuito la cedibilità del credito derivante dal danno da cd fermo tecnico ma Cass. Civ. n. 11095, del 13/05/2009, aveva già statuito la cedibilità del credito derivante dal danno alla vettura, non potendosi definire tale credito come strettamente personale e dovendosi escludere che esista una norma di legge che direttamente o, almeno indirettamente vieti una tale possibilità).
Vanno pagate le tasse anche sui canoni di locazione commerciale non percepiti
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Tributaria, con la sentenza n. 651, del 18/01/2012, ha statuito che il proprietario-locatore di un locale commerciale non ha diritto al rimborso Irpef relativo ai canoni di locazione non percepiti e ciò anche se ha ottenuto lo sfratto per morosità del conduttore. Infatti, la tassazione del reddito locativo è agli specifici fini collegata alla mera maturazione del diritto di percezione di un reddito e, per tali motivi, i canoni devono essere dichiarati fino alla data di risoluzione del contratto, anche se non percepiti (tale principio trova applicazione limitatamente alle locazioni ad uso commerciale mentre per quelle ad uso abitativo è tuttora previsto il rimborso IRPEF per i canoni di locazione non percepiti ed indicati nel provvedimento di sfratto per morosità).
Contrastanti posizioni dei giudici di merito sulla mediazione in tema di giudizi di usucapione di beni immobili
Mentre per il Tribunale di Varese (ord. del 20/12/2011) l’accordo raggiunto a seguito di una mediaconciliazione in materia di usucapione di beni immobili non può surrogare la sentenza e, quindi, non può esser trascritto, per il Tribunale di Palermo (Sez. Distaccata di Bagheria ord. del 30 dicembre 2011) il suddetto accordo può, invece, essere trascritto poiché sostituisce a tutti gli effetti la sentenza, secondo un'interpretazione costituzionalmente orientata.
Opposizione a decreto ingiuntivo - interpretazione autentica dell'art. 165 c.p.c.
La legge 218, del 29/12/2011, ha statuito che nei procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della suddetta legge, l'articolo 165 co. 1 c.p.c. si interpreta nel senso che la riduzione del termine di costituzione dell'attore ivi prevista si applica, nel caso di opposizione a decreto ingiuntivo, solo se l'opponente abbia assegnato all'opposto un termine di comparizione inferiore a quello di cui all'articolo 163-bis co. 1 c.p.c..
In materia d'impugnazione di delibera condominiale, al fine di determinare la competenza per valore del giudice adito, è sempre necessario fare riferimento al caso concreto
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 1201, del 22/01/2010, ha statuito che, ai fini della determinazione della competenza per valore (tra giudice di pace e tribunale) del giudice adito, in relazione ad una controversia avente ad oggetto il riparto di una spesa approvata dall'assemblea di condominio, se il condomino agisce per sentir dichiarare l'inesistenza del suo obbligo di pagamento, sull'assunto dell'invalidità della deliberazione assembleare (ad es. per mancata convocazione o indeterminabilità dell'oggetto), quest'ultima viene contestata nella sua globalità, sicché la competenza deve determinarsi con riguardo al valore dell'intera spesa deliberata; ove, invece, il condomino deduca, per qualsiasi diverso titolo, l'insussistenza della propria obbligazione, il valore della causa va determinato in base al solo importo contestato, perché la decisione non implica una pronuncia sulla validità della delibera di spesa nella sua globalità (principio richiamato anche da Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, ordinanza n. 13552, del 20/06/2011)
Non è nullo il contratto di locazione non registrato se stipulato prima del 1 gennaio 2005
Il Tribunale di Palermo, con la sentenza 6291/10, ha statuito che i contratti di locazione, o che comunque costituiscono diritti relativi di godimento, di unità immobiliari ovvero di loro porzioni, comunque stipulati, sono nulli se ricorrendone i presupposti non sono registrati (secondo quanto previsto dalla Finanziaria 2005). Tuttavia, considerando il principio generale di irretroattività, non può che ritenersi che la disciplina non è retroattiva e, pertanto, non va applicata a contratti stipulati prima della sua data di entrata in vigore, ossia l'1 gennaio 2005.
Il condomino che vende l'appartamento può escludere dal trasferimento della proprietà la quota millesimale dell'area condominiale
La Corte Suprema di Cassazione, VI Sezione Civile, con la sentenza n. 22361, del 26/10/2011, ha statuito che è possibile non cedere la quota millesimale dell'area condominiale quando si vende un immobile ad uso abitativo. Ha precisato, altresì, che le vicende traslative riguardanti i piani o le porzioni di piano di proprietà individuale estendono i loro effetti, secondo il principio "accessorium sequitur principale", alle parti comuni necessarie per la struttura o destinate per la funzione al servizio degli immobili di proprietà solitaria, ma non anche alle cose legate all'edificio da una mera relazione spaziale, costituenti beni ontologicamente diversi suscettibili di godimento fine a se stesso che si attua in modo indipendente da quello delle unità abitative (nel caso di specie, è stato ritenuto legittimo il mancato trasferimento della quota millesimale di comproprietà dell'area condominiale scoperta)
La notevole estensione della rete stradale non basta ad escludere la responsabilità dell'Anas per cose in custodia
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 21508, del 18/10/2011, ha statuito che in tema di responsabilità di sinistri stradali, il fattore decisivo per l'applicabilità della disciplina ex art. 2051 c.c. deve individuarsi nella possibilità o meno di esercitare un potere di controllo e di vigilanza sui beni demaniali, con la conseguenza che l'impossibilità di siffatto potere non potrebbe ricollegarsi puramente e semplicemente alla notevole estensione del bene ed all'uso generale e diretto da parte dei terzi, da considerarsi meri indici di tale impossibilità, ma all'esito di una complessa indagine condotta dal giudice di merito con riferimento al caso singolo, che tenga in debito conto innanzitutto gli indici suddetti.
L'azione giudiziale per il recupero delle quote condominiali deve essere proposta nei confronti del reale proprietario dell'unità immobiliare
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 15296, del 12/07/2011, ha statuito che nel caso di azione giudiziale dell'amministratore di condominio, per il recupero della quota di spesa di competenza di un'unità immobiliare di proprietà esclusiva, è passivamente legittimato il vero proprietario di tale unità e non anche chi possa apparire tale, difettando l'operatività del principio dell'apparenza del diritto (la sentenza è da segnalare in quanto ribadisce l'inoperatività del principio dell'apparenza del diritto solo in materia di contenzioso condominiale mentre tale principio continua a trovare applicazione per l'ipotesi non contenziosa del rapporto: Cass. Civ, Sezioni Unite, n. 5035, del 08/04/2002).
Il singolo condomino può impugnare autonomamente in appello la sentenza in cui il condominio è stato parte
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 10717, del 16/05/2011, ha statuito che se è vero che la legittimazione ad appellare deve essere riconosciuta soltanto ai soggetti che siano stati parti del giudizio di primo grado, e che siano soccombenti, deve però tenersi presente in senso contrario, che, configurandosi il condominio come un ente di gestione sfornito di personalità giuridica distinta da quella dei singoli condomini la sola esistenza dell’amministratore non priva i singoli condomini della facoltà di agire a difesa dei diritti esclusivi e comuni inerenti all’edificio condominiale. Dunque, i condomini devono essere considerati non terzi, ma parti originarie e possono intervenire nel giudizio in cui la difesa dei diritti sulle parti comuni sia stata già assunta dall’amministratore; inoltre, possono ricorrere all'autorità giudiziaria autonomamente, sia nel caso di inerzia dell'amministratore, a norma dell’art. 1105 c.c. applicabile anche al condominio per il rinvio posto dall'art. 1139 c.c., sia allorquando gli altri condomini non intendano agire o resistere in giudizio; possono infine esperire i mezzi di impugnazione necessari ad evitare gli effetti sfavorevoli della pronuncia resa nei confronti dell'amministratore.
Chiusura agevolata delle liti pendenti con il fisco per un valore fino a 20.000,00 euro
La manovra correttiva (DL 98/2011) ha previsto la possibilità per i contribuenti di definire il contenzioso pendente davanti alle Commissioni Tributarie o alla Corte di Cassazione, alla data del 1 maggio 2011, pagando somme ridotte entro il 30 novembre 2011. Si possono chiudere tutti gli atti impositivi compresi gli avvisi di accertamento e l'erogazione delle sanzioni. La somma da pagare è di € 150,00 quando il valore della lite è di importo fino ad € 2.000,00 mentre se la stessa ha un valore che supera € 2.000,00 sarà necessario pagare il 10% del valore della lite se c'è un provvisorio esito favorevole al contribuente; il 30% se non c'è stata ancora una pronuncia oppure il 50% se l'esito provvisorio è favorevole all'agenzia. Entro il 30 novembre prossimo dovranno essere versati gli importi dovuti poi, entro il 2 aprile 2012, va presentata la domanda di definizione della lite.
La vendita di un immobile destinato ad abitazione, privo del certificato di abitabilità, attribuisce all'acquirente il diritto ad ottenere il risarcimento dei danni per ridotta commerciabilità del bene
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 17707, del 29/08/2011, ha statuito che la vendita di immobile destinato ad abitazione, privo del certificato di abitabilità, incidendo sull'attitudine del bene compravenduto ad assolvere la sua funzione economico-sociale, si risolve nella mancanza di un requisito giuridico essenziale ai fine del legittimo godimento del bene e della sua commerciabilità e, configurando un'ipotesi di vendita di "aliud pro alio", legittima l'acquirente a domandare il risarcimento dei danni (oltre alla risoluzione del contratto), per la ridotta commerciabilità del bene.
Dimezzati i termini per proporre opposizione avverso i verbali di accertamento di violazione alle norme del codice della strada
Passano da 60 a 30 i giorni i termini per impugnare le multe, comminate ai sensi dell’articolo 204-bis del codice della strada (Cds), secondo quanto previsto dal decreto legislativo recante disposizioni complementari al codice di procedura civile in materia di riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di cognizione, ai sensi dell'articolo 54 della legge 18 giugno 2009, n. 69, approvato il 1° settembre scorso, in via definitiva, dal Consiglio dei ministri. Alla luce di tale novità, inoltre, il ricorso andrà proposto nelle forme del rito del lavoro e non più ai sensi degli art. 22 e ss L. 689/81.
La proposizione del ricorso avverso il verbale di accertamento di violazione alle norme del codice della strada costituisce giustificato e documentato motivo per omettere la comunicazione delle generalità del conducente
La Circolare del Ministero dell'Interno n. 7157, del 5 settembre 2011, ha statuito che non si configura omissione di collaborazione da parte del cittadino qualora questi non indichi le generalità del conducente ma comunichi all'organo di Polizia di aver proposto ricorso: di per sè ciò costituisce un giustificato e documentato motivo di omissione dell'indicazione dei dati del soggetto che si trovava alla guida del veicolo al momento della violazione.
Il compossesso tra il proprietario ed un terzo comporta l'usucapione della comproprietà da parte di quest'ultimo
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 16914, del 02/08/2011, ha statuito che su di un immobile di proprietà esclusiva di un soggetto può ben crearsi una situazione di compossesso pro indiviso tra lo stesso soggetto proprietario e un terzo, con il conseguente possibile acquisto, da parte di quest'ultimo, della comproprietà pro indiviso dello stesso bene, una volta trascorso il tempo per l'usucapione, non occorrendo l'esclusione del possesso del proprietario e l'ignoranza dell'esistenza del diritto altrui.
I danni derivanti da un incendio di un autoveicolo in sosta devono essere risarciti dall'assicurazione
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 15392, del 13/07/2011, ha statuito che i danni derivanti ad un terzo dall'incendio di un autoveicolo in sosta in un'area pubblica (o equiparata) devono essere risarciti dall'assicurazione, in quanto il concetto di sosta integra quello di circolazione, ai sensi e per gli effetti dell'art. 2054 c.c. e della legge 990/1969 e succ. mod. (d.lgs 209/05).
La firma della busta paga, a titolo di quietenza, non preclude al dipendente il diritto di avanzare ulteriori richieste
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 14411, del 30/06/2011, ha statuito che la firma della busta paga a titolo di quietanza, da parte della donna delle pulizie, non priva quest'ultima del diritto ad ulteriori pretese retributive in quanto la sottoscrizione della busta paga non assume valore confessorio.
E' legittimo il ricorso ad un'agenzia investigativa, da parte del datore di lavoro, per provare l'illecito extracontrattuale penalmente rilevante del proprio dipendente
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 13789, del 23/06/2011, ha statuito che l’art. 2 dello statuto dei lavoratori, nel limitare la sfera d'intervento delle persone preposte dal datore di lavoro a tutela del patrimonio aziendale, non preclude a quest’ultimo di ricorrere ad agenzie investigative, purché non sconfinino nella vigilanza dell’attività lavorativa vera e propria, riservata dall’art. 3 dello statuto direttamente al datore di lavoro e ai suoi collaboratori. Pertanto, resta giustificato l’intervento in questione non solo per l’avvenuta perpetrazione di illeciti e l’esigenza di verificarne il contenuto, ma anche in ragione del solo sospetto o della mera ipotesi che illeciti siano in corso di esecuzione. Ne consegue che è legittimo il controllo dell'agenzia investigativa quando lo stesso non investe la normale attività lavorativa, ma le prestazioni del dipendente integranti violazioni di obblighi extracontrattuali penalmente rilevanti (omessa registrazione di merce di un addetto alla cassa).
E' nulla la multa rilevata con telelaser senza cartello di segnalazione
La
Corte Suprema di Cassazione, II
Sezione Civile, con la sentenza n.
13727, del 22/06/2011,
ha
statuito
che
è
nulla la multa rilevata con
telelaser senza il cartello di
segnalazione, in quanto l'obbligo
della preventiva segnalazione
dell'apparecchio di
rilevamento
della
velocità
previsto,
in un primo momento, dall'art. 4 del
D.L. n. 121 del 2002, conv. nella
legge n. 168 del 2002, per i soli
dispositivi di controllo remoto
senza la presenza diretta
dell'operatore di polizia,
menzionati nell'art. 201, comma l-
bis, lett. f), del codice della
strada, è stato successivamente
esteso, con l'entrata in vigore
dell'art. 3 del D.L. n. 117 del
2007, conv. nella 1. n. 160 del
2007, a tutti i tipi e modalità di
controllo effettuati con apparecchi
fissi o mobili installati sulla sede
stradale, nei quali, perciò, si
ricomprendono ora anche gli
apparecchi tele laser gestiti
direttamente e nella disponibilità
degli organi di polizia".
Rivelare l'animo divorzista ad amici e parenti non basta per delibare la sentenza di nullità del matrimonio emessa dal Tribunale Ecclesiastico
La
Corte Suprema di Cassazione, I
Sezione Civile, con la sentenza n.
13240,
del 16/06/2011,
ha
statuito
che,
ai
fini della delibazione della
sentenza di nullità del matrimonio,
emessa dal Tribunale
Ecclesiastico, non è sufficiente la
circostanza che il partner avesse
manifestato a parenti ed amici il
suo non credere nell'indissolubilità
del matrimonio, in quanto occorre
che tale divergenza sia stata
manifestata all'altro coniuge ovvero
che questi l'abbia effettivamente
conosciuta o che non l'abbia
conosciuta per propria negligenza,
atteso che, ove non ricorra alcuna
di tali situazioni, la delibazione
trova ostacolo nella contrarietà con
l'ordine pubblico italiano, nel cui
ambito va ricompreso il principio
fondamentale della tutela della
buona fede e dell'affidamento
incolpevole.
Il provvedimento emesso dal giudice della separazione, con cui viene statuito che il genitore non affidatario contribuirà al pagamento delle spese mediche e scolastiche relative ai figli, costituisce titolo esecutivo per il recupero delle relative somme
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 11316, del 23/05/2011, ha statuito che il provvedimento emesso dal giudice della separazione, con cui viene statuito che il genitore non affidatario contribuirà al pagamento delle spese mediche e scolastiche relative ai figli, costituisce titolo esecutivo per il recupero delle somme non essendo richiesto, nell'ipotesi di non spontanea ottemperanza da parte dell'obbligato e al fine di legittimare l'esecuzione forzata, un ulteriore intervento del giudice, qualora il genitore creditore possa allegare e opportunamente documentare l'effettiva sopravvenienza degli specifici esborsi contemplati dal titolo e la relativa entità. La Corte ha poi precisato che rimane "impregiudicato, beninteso, il diritto dell'altro genitore di contestare - ex post ed in sede di opposizione all'esecuzione, dopo l'intimazione del precetto o l'inizio dell'espropriazione - la sussistenza del diritto di credito per la non riconducibilità degli esborsi a spese necessarie o per violazione delle modalità di individuazione dei bisogni del minore".
In materia di comunione la partecipazione alle spese è stabilita dalla legge (a differenza del condominio) per cui è illegittima ogni statuizione contraria da parte dell'assemblea
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 11264, del 20/05/2011, ha statuito che in ambito condominiale, prima della formazione delle tabelle millesimali, è legittima la determinazione provvisoria delle spese in quanto non esiste un criterio legale o convenzionale per la determinazione stessa. Al contrario, in tema di comunione, in mancanza del titolo la misura della partecipazione è invece stabilita dalla legge nel senso della parità delle quote (articolo 1001 cc), per cui non vi è alcun bisogno di una determinazione provvisoria da parte dell'assemblea: ne consegue che è illegittima ogni statuizione in senso contrario.
E' onere del medico provare l'esatto adempimento dell'obbligazione sanitaria
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 11005, del 19/05/2011, ha statuito che in relazione all'obbligo d'informazione ed all'onere della relativa prova, la responsabilità professionale del medico - ove pure egli si limiti alla diagnosi ed all'illustrazione al paziente delle conseguenze della terapia o dell'intervento che ritenga di dover compiere, allo scopo di ottenerne il necessario consenso informato - ha natura contrattuale e non precontrattuale; ne consegue che, a fronte dell'allegazione, da parte del paziente, dell'inadempimento dell'obbligo di informazione, è il medico gravato dell'onere della prova di aver adempiuto tale obbligazione.
In materia di condominio l'impugnazione della delibera condominiale deve avvenire con citazione
La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza a Sezioni Unite n. 8491, del 14/04/2011, ha statuito che l’art. 1137 c.c. non disciplina la forma delle impugnazioni delle deliberazioni condominiali, che vanno pertanto proposte con citazione, in applicazione della regola dettata dall’art. 163 c.p.c., da notificare entro il termine decadenziale stabilito dalla legge (in ogni caso, l’adozione della forma del ricorso non esclude l’idoneità al raggiungimento dello scopo di costituire il rapporto processuale, che sorge già mediante il tempestivo deposito dell'atto introduttivo in cancelleria).
Compatibile con il diritto comunitario la disciplina italiana sugli onorari
La Corte UE, con la sentenza del 29/03/2011, emessa nella causa C-565/08, ha statuito che la disciplina italiana sugli onorari è compatibile con il diritto comunitario, visto che la sua flessibilità permette il corretto compenso per qualsiasi prestazione. Inoltre, tale disciplina è determinata da ragioni di interesse pubblico, come la tutela dei consumatori, la buona amministrazione della giustizia e la tutela dell’interesse di evitare una concorrenza al ribasso a discapito della qualità della prestazione.
L'annullamento del contratto di patrocinio tra avvocato e cliente, causa l'omessa allegazione dell'informativa sulla mediazione, non può essere richiesto dalla controparte processuale, né rilevato d'ufficio dal giudice adito
Il Tribunale di Varese, I Sezione Civile, con ordinanza del 01/03/2011, ha statuito che l'eccezione di annullabilitá del contratto di patrocinio tra avvocato e cliente, causa l'omessa allegazione dell'informativa sulla mediazione di cui all'art. 4 co. 3 D.Lgs 28/2010, può essere sollevata dal solo assistito del professionista che ha omesso di produrre tale documento e non anche dalla controparte processuale, né può essere rilevata d'ufficio dal giudice adito.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 46, del 11/02/2011, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 6 del decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973 n. 156 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative in materia postale, di bancoposta e di telecomunicazioni), nella parte in cui dispone che l’Amministrazione ed i concessionari del servizio telegrafico non incontrano alcuna responsabilità per il ritardato recapito delle spedizioni effettuate con il servizio postacelere.
Nulla la sentenza emessa dal Giudice di Pace che abbia continuato ad esercitare le proprie funzioni dopo la scadenza del proprio mandato e nelle more della riconferma nell'incarico
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 4410, del 03/02/2011, ha statuito che il Giudice di Pace, che esercita le funzioni giurisdizionali dopo la scadenza del mandato e nelle more della riconferma, prima della nuova immissione in possesso per l'espletamento del successivo incarico, pone in essere un'attività giurisdizionale in carenza di "potestas iudicandi" che produce la nullita' assoluta del procedimento, la quale si estende alla conseguente sentenza (nel caso di specie il Giudice di Pace adito, durante l'intervallo intercorrente tra la fine del primo quadriennio e l'inizio del secondo, non si era limitato ad un mero differimento dell'udienza, ma aveva provveduto su specifiche istanze istruttorie delle parti).
E' risarcibile il danno da lesione del diritto agli affetti familiari
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 2557, del 03/02/2011, ha statuito che la richiesta di risarcimento del danno derivante dall'uccisione di un congiunto attiene all'intangibilità della sfera degli affetti e della reciproca solidarietà nell'ambito della famiglia, nonché all'inviolabilità della libera e piena esplicazione delle attività realizzatrici della persona umana nell'ambito di quella peculiare formazione sociale costituita dalla famiglia, la cui tutela è ricollegabile agli artt. 2, 29 e 30 Cost..Trattasi di interesse protetto, di rilievo costituzionale, non avente natura economica, la cui lesione non apre la via ad un risarcimento ai sensi dell'art. 2043 c.c., nel cui ambito rientrano i danni patrimoniali, ma ad una riparazione ai sensi dell'art. 2059 c.c.(diversa dalla liquidazione del cd danno morale soggettivo).
Non è idonea ad escludere la tutela possessoria la convinzione dell'agente di esercitare un proprio diritto
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 2316, del 31/01/2011, ha statuito che, in tema di giudizio possessorio, l'elemento soggettivo che completa i presupposti dell'azione di spoglio risiede nella coscienza e volontà dell'autore di compiere l'atto materiale nel quale si sostanzia lo spoglio, indipendentemente dalla convinzione dell'agente di operare secondo diritto.
Non è sufficiente una generica contestazione per escludere l'efficacia probatoria delle riproduzioni meccaniche
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 2117, del 28/01/2011, ha statuito che in tema di efficacia probatoria delle riproduzioni meccaniche di cui all'art. 2712 cod. civ., il "disconoscimento" che fa perdere alle riproduzioni stesse la loro qualità di prova - e che va distinto dal "mancato riconoscimento", diretto o indiretto, il quale, invece, non esclude che il giudice possa liberamente apprezzare le riproduzioni legittimamente acquisite -, pur non essendo soggetto ai limiti e alle modalità di cui all'art. 214 cod. proc. civ., deve tuttavia essere chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendo concretizzarsi nell'allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta.
E' preclusa l'attivazione del
rimedio dell'ottemperanza con
riferimento alle sentenze emesse dal
giudice ordinario e prive
dell'autorità propria della cosa
giudicata
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Quinta, con la sentenza n. 408, del 21/01/2011, ha statuito che, ai sensi dell'art.37 della legge 6 dicembre 1971 n. 1034, per la rituale introduzione del ricorso inteso ad ottenere l'esecuzione di sentenze pronunciate dall'autorità giudiziaria ordinaria è indispensabile l'avvenuto passaggio in giudicato delle stesse, sicché deve ritenersi preclusa la valida attivazione del rimedio dell'ottemperanza con riferimento a sentenze del giudice ordinario esecutive ma prive dell'autorità propria della cosa giudicata (al momento della proposizione del ricorso o, anche, secondo altro orientamento, a quello della sua decisione), a differenza di quanto accade per l'esecuzione delle sentenze del giudice amministrativo (vedi anche: Corte Costituzionale, ordinanza n. 122 del 25 marzo 2005).
E' risarcibile il danno biologico e morale "iure hereditatis" anche se il decesso sia intervento a breve distanza di tempo dalla verificazione del sinistro
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 1072, del 18/01/2011, ha statuito che, in caso di lesione che abbia portato a breve distanza di tempo ad esito letale, sussiste in capo alla vittima che abbia percepito lucidamente l'approssimarsi della morte, un danno biologico di natura psichica, la cui entità non dipende dalla durata dell'intervallo tra lesione e morte, bensì dell'intensità della sofferenza provata dalla vittima dell'illecito ed il cui risarcimento può essere reclamato dagli eredi della vittima.
E' consentito al giudice di ordinare l'attuazione degli accorgimenti tecnici diretti a far cessare le immissioni che superano la normale tollerabilità
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione VI, con ordinanza n. 887, del 17/01/2011, ha statuito che la domanda di cessazione delle immissioni che superino la normale tollerabilità non vincola necessariamente il giudice ad adottare una misura determinata, ben potendo egli ordinare l'attuazione di quegli accorgimenti che siano concretamente idonei ad eliminare la situazione pregiudizievole.
Il giudice ha il diritto di ridurre, con decisione motivata, l'onorario dell'avvocato al di sotto del minimo tariffario quando la causa risulti di facile trattazione
La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 564, del 12/01/2011, ha statuito che, in materia di spese giudiziali, il giudice d'appello, ove sia stato investito della cognizione del relativo capo di sentenza, può applicare d'ufficio, senza che ciò comporti una violazione del giudicato o del principio della corrispondenza tra chiesto e pronunciato, tutte le norme di legge che ne regolano la liquidazione, tra le quali va compresa la disposizione di cui all'art. 60, r.d.l. n. 1578 del 1933, che espressamente consente al giudice di ridurre, con decisione motivata, il diritto del difensore all'onorario al di sotto dei minimi tariffari quando la causa risulti di "facile trattazione".
L'impresa esecutrice dei lavori di ristrutturazione condominiali, che si sia avvalsa dell'utilizzo d'impalcatura, è obbligata a risarcire i danni determinati da furto in appartamento
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 292, del 10/01/2011, ha statuito che, del furto in appartamento, realizzato da chi vi si sia introdotto attraverso ponteggi installati per lavori di manutenzione risponde, ex art. 2043 cod. civ., l'imprenditore che per tali lavori si sia avvalso delle impalcature, tutte le volte in cui, violando il principio del neminem laedere, egli abbia omesso di dotarle di cautele atte a impedirne l'uso anomalo da parte di terzi, così creando colposamente un agevole accesso ai ladri e ponendo in essere le condizioni del verificarsi del danno subito dai derubati (nello stesso senso: Cass. Civ. 17 marzo 2009, n. 6435; Cass. Civ. 12 aprile 2006, n. 8630; Cass. Civ. 25 novembre 2005, n. 24897).
L'incompletezza della cartella clinica determina una presunzione di colpa del medico relativamente all'adempimento dell'obbligazione sanitaria
La Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, con la sentenza n. 257, del 07/01/2011, ha statuito che l’incompleta redazione della cartella clinica costituisce di per sé inesatto adempimento dell'obbligazione sanitaria, per difetto di diligenza (fattispecie relativa ad omessa registrazione dei dati relativi all’evolvere di una ferita episiotomica dalla quale potrebbe aver avuto origine l’infezione che ha reso necessario protesizzare il collo del femore).
Diritto dell'opponente a ricevere la notifica del decreto di fissazione d'udienza, nel procedimento di opposizione avverso sanzione amministrativa, anche se ha dichiarato la residenza o eletto il domicilio in un Comune diverso da quello in cui ha sede il giudice adito
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 365, del 22/12/2010, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 22 quarto e quinto comma della Legge 24 novembre 1981 n. 689 nella parte in cui non prevede, a richiesta dell’opponente, che abbia dichiarato la residenza o eletto domicilio in un comune diverso da quello dove ha sede il giudice adito, modi di notificazione ammessi a questo fine dalle norme statali vigenti, alternativi al deposito presso la cancelleria (fax o e-mail).
In caso di mutazione della residenza, il termine per la notifica del verbale di contestazione decorre dall'annotazione all'anagrafe del cambio di residenza del trasgressore e non dalla relativa annotazione al PRA
La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza a Sezioni Unite n. 24851, del 09/12/2010, ha statuito che, in tema di violazioni del codice della strada, il "dies a quo" del termine di 150 giorni (ora 90 giorni) per la notifica del verbale di contestazione dell'infrazione, nel caso in cui il destinatario abbia mutato residenza provvedendo a far ritualmente annotare la relativa variazione (con l'indicazione dei dati relativi ai veicoli di appartenenza) soltanto negli atti dello stato civile e non anche nel Pubblico Registro Automobilistico, decorre dalla data di annotazione della variazione di residenza negli atti dello stato civile, a nulla rilevando che l'interessato non abbia provveduto a far annotare la variazione anche nel Pubblico Registro Automobilistico. Ne consegue che deve ritenersi intempestiva la notifica del predetto verbale quando siano trascorsi più di 150 giorni dalla annotazione all'anagrafe del cambio di residenza del trasgressore (corredata dell'indicazione dei dati relativi ai veicoli di appartenenza), ma meno di 150 dalla relativa annotazione nel P.R.A. o nell'Archivio Nazionale Veicoli.
Obbligo di riproporre in appello le questioni e/o eccezioni assorbite o superate dal giudice di primo grado
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 14086, del 11/06/2010, ha statuito che la parte pienamente vittoriosa nel merito in primo grado non ha l'onere di proporre, in ipotesi di gravame formulato dal soccombente, appello incidentale per richiamare in discussione le eccezioni e le questioni che risultino superate o assorbite, difettando di interesse al riguardo, ma è soltanto tenuta a riproporle espressamente nel nuovo giudizio in modo chiaro e preciso, tale da manifestare in forma non equivoca la sua volontà di chiederne il riesame, al fine di evitare la presunzione di rinuncia derivante da un comportamento omissivo, ai sensi dell'art. 346 c.p.c..
Valida la notifica a mezzo del servizio postale qualora la sottoscrizione del piego, da parte del consegnatario, sia illeggibile
La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza a Sezioni Unite n. 9962, del 27/04/2010, ha statuito che la notifica a mezzo del servizio postale è valida qualora la sottoscrizione del piego, da parte del consegnatario, rechi una firma illeggibile.
Rito "ordinario" applicabile nel giudizio di appello avverso le sentenza che decidono in materia di opposizione avverso sanzioni amministrative
La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza a Sezioni Unite n. 23594, del 22/11/2010, nonché n. 23286 e n. 23285, del 18/11/2010, ha statuito che, nel giudizio di appello avverso le sentenze che decidono in materia di opposizione avverso sanzioni amministrative, vanno osservate, in quanto applicabili e nei limiti della compatibilità, le norme ordinarie che disciplinano lo svolgimento di quello di primo grado davanti al tribunale”, come dispone l’art. 359 c.p.c.. Da tale premessa, consegue che il procedimento di gravame deve essere introdotto con citazione e non con ricorso, che sussiste l'obbligo di difesa tecnica in appello non prevista per il giudizio di primo grado e che, ai fini dell'individuazione del giudice del gravame territorialmente competente, non trova applicazione la regola del cd foro erariale.
Obbligo di riproporre in appello le questioni e/o eccezioni assorbite o superate dal giudice di primo grado
La Corte Suprema di Cassazione, II Sezione Civile, con la sentenza n. 14086, del 11/06/2010, ha statuito che la parte pienamente vittoriosa nel merito in primo grado non ha l'onere di proporre, in ipotesi di gravame formulato dal soccombente, appello incidentale per richiamare in discussione le eccezioni e le questioni che risultino superate o assorbite, difettando di interesse al riguardo, ma è soltanto tenuta a riproporle espressamente nel nuovo giudizio in modo chiaro e preciso, tale da manifestare in forma non equivoca la sua volontà di chiederne il riesame, al fine di evitare la presunzione di rinuncia derivante da un comportamento omissivo, ai sensi dell'art. 346 c.p.c..
Foro del consumatore applicabile alle controversie relative a risarcimento danni derivanti da trauma da tuffo in piscina
Il Tribunale Civile di Nola, con ordinanza emessa nel procedimento recante r.g.: 9229/09, ha statuito che la competenza territoriale esclusiva del c.d. foro del consumatore (residenza o domicilio elettivo del consumatore, ex art. 1469 bis n. 19 c.c. o in base all’art. 33, lett. U del codice del consumo) trova applicazione anche nelle controversie proposte dal campeggiatore nei confronti del titolare della struttura turistica munita di piscina e dirette ad ottenere il risarcimento dei danni derivanti da trauma da tuffo in piscina.
Divieto di voto in assemblea per il condomino che versa in conflitto d'interessi
Il
Tribunale Civile di Nola, con la
sentenza n. 326, del 04/02/2010, ha statuito che il diritto di
voto non può essere esercitato dal
condomino che, in una deliberazione
assembleare, abbia un interesse
proprio in conflitto con quello del
condominio (deliberazione avente ad
oggetto la conferma nell'incarico di
un amministratore-condomino). La
suddetta sentenza, inoltre, ha
affermato il principio secondo cui
tale conflitto sussiste anche
relativamente alle deleghe di cui
detto condomino sia portatore in
assemblea.
Installabili in corrispondenza delle intersezioni stradali gli impianti di segnaletica urbana direzionale
Il Tar Campania Napoli, con sentenza n. 5814, del 16/10/2009, ha statuito che gli impianti di segnaletica urbana direzionale, disciplinati dall'art. 39 del D.Lgs 285/92 e dall'art. 134 del D.P.R. 495/92, sono installabili di norma in corrispondenza delle intersezioni stradali, non sussistendo per gli stessi le preclusioni previste dall'art. 23 del codice della strada, in quanto tali manufatti non sono finalizzati a pubblicizzare attività commerciali ma servono ad apprestare un servizio agli utenti della strada, permettendo a quest'ultimi di individuare l'esatta localizzazione di un insediamento che operi nel settore commerciale, industriale o artigianale, al fine di poterlo raggiungere con maggiore facilità.
Competenza esclusiva del Comune con popolazione superiore a 10.000 abitanti per il rilascio delle autorizzazioni per l'installazione di cartelli pubblicitari all'interno del centro abitato.
Il Tar
Campania Napoli, con sentenza n.
6888, del 10/05/2007, ha statuito
che nei Comuni con popolazione
superiore a 10.000 abitanti la
competenza per il rilascio delle
autorizzazioni, per l'installazione
di cartelli pubblicitari all'interno
del centro abitato, appartiene
all'ente comunale, non residuando
alcun potere in ordine al rilascio
di detto provvedimento o del nulla
osta tecnico in capo al diverso ente
proprietario della strada (nel caso
di specie Amministrazione
provinciale).
L'obbligo della notificazione degli atti processuali all'Avvocatura dello Stato non trova applicazione nei giudizi di opposizione avverso le sanzioni amministrative
La Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza a Sezioni Unite n. 599, del 24/08/1999, ha statuito che il ricorso ed il decreto di fissazione d'udienza, di un giudizio di opposizione avverso sanzione amministrativa, devono essere notificati direttamente all'autorità (opposta) che ha emesso il provvedimento impugnato - allorquando detta autorità sia un'amministrazione dello Stato - e non devono essere notificati presso l'Avvocatura dello Stato, in quanto l'art. 23 L. 689/1981 detta una disciplina di deroga rispetto al primo comma dell'art. 11 del R.D. n. 1611 del 1933 (obbligo di notifica all'Avvocatura dello Stato degli atti introduttivi del giudizio contro le amministrazioni dello Stato). Inoltre, allorquando l'autorità opposta sia rimasta contumace ovvero si sia costituita personalmente (o tramite funzionario delegato), sussiste una deroga anche al secondo comma del suddetto art. 11, che prevede la notificazione degli altri atti giudiziari e delle sentenze sempre presso la stessa Avvocatura. Ne consegue che la notificazione della sentenza che chiude il giudizio di opposizione, ai fini del decorso del termine breve per l'impugnazione, deve essere effettuata alla stessa autorità opposta e non presso l'ufficio dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato.